Sul ddl anticorruzione la maggioranza si spacca, poi la rassicurazione: insieme
fino alle elezioni
Si riaccende il dibattito sulla tenuta del governo Monti, dopo l’ennesimo scontro
nella maggioranza che lo sostiene, consumato ieri in commissione giustizia della Camera.
Con i voti di Pd, Idv e Fli è passato un emendamento al ddl anticorruzione che aumenta
la reclusione per questo tipo di reato. Si sono astenuti Udc e Lega. Il Pdl ha votato
contro. I leader della coalizione si rimpallano la responsabilità di mettere a repentaglio
l’esecutivo, poi in serata il leader del Pdl, Alfano, rassicura: staremo insieme fino
alle prossime elezioni. Ma vista la forte conflittualità tra le forze politiche come
si arriverà alle elezioni del 2013? Marco Guerra lo ha chiesto a Domenico
Rosati editorialista del quotidiano "Avvenire":
R. - È improprio
parlare di una maggioranza, una maggioranza non esiste. Esiste una convergenza di
forze sull’opportunità che ci sia un governo, e che questo governo non sia espressione
di una forza politica come lo era quello precedente. Si deve, evidentemente, operare
in una situazione che è fatta appunto di convergenze, di convenienze, di contrasti,
di ricerca di una visibilità e di un’originalità da parte delle forze che convergono.
Queste situazioni sono frutto dell’anomalia di un sistema politico, che non riesce
a darsi un equilibrio stabile. Questo è il male; poi gli altri sono sintomi.
D.
- Su un tema come quello della corruzione, non si gioca la credibilità di tutta la
classe dirigente?
R. - Qui bisogna anche dare un giudizio di merito. Non è
che il centro-sinistra sia meglio da questo punto di vista, però, per lo meno, mostra
di voler intervenire, mentre, dall’altra parte, questo non avviene. C’è invece un’altra
questione che accomuna tutti: quella dell’uso distorto del finanziamento dei partiti
e la natura dello stesso. Su questo c’è un ritardo di tutte le forze politiche. C’è
da auspicare che prima delle elezioni, si arrivi ad una conclusione positiva.
D.
- Alfano, Casini e Bersani sostengono che è il momento di accelerare sulle riforme,
eppure, la maggioranza ha grandi difficoltà a trovare un accordo su questioni centrali,
come la riforma elettorale, delle istituzioni e del marcato del lavoro. Quali prospettive
vede?
R. - Sul mercato del lavoro si arriverà ad una conclusione, anche se
il parlamento farà delle modifiche, il grosso della polemica è stato consumato, un
compromesso sostanziale è stato raggiunto. Sulle altre cose temo seriamente che l’aver
caricato il piatto delle riforme con interventi sulle istituzioni comporta un ritardo
e forse l’affossamento della riforma elettorale che è la più urgente e la più necessaria
visto che si andrà al voto tra un anno. Qui effettivamente si misura la debolezza
del quadro politico e l’incapacità delle forze di convergere; inoltre avanzano energie
destabilizzanti come quelle che si sono profilate al primo turno delle amministrative
e questo dovrebbe far riflettere sulla necessità di non frenare ma di accelerare.