2012-05-18 16:35:55

Guadagnuolo a Roma, a Santa Maria delle Grazie alle Fornaci: "dipingere è una preghiera silenziosa"


“Dipingere è una preghiera silenziosa”. Così Francesco Guadagnuolo pittore, scultore incisore di fama mondiale che ha concesso in mostra alcune opere presso la parrocchia di Santa Maria delle Grazie alle Fornaci a Roma, in occasione della presenza dell’immagine della Madonna pellegrina di Fatima e delle reliquie dei Beati Francesco e Giacinta. L’esposizione, curata dall'Associazione ALMA Lauretana, è dedicata al Beato Giovanni Paolo II e traccia sinteticamente la vita del Papa che andò a Fatima per ringraziare la Vergine di avergli salvato la vita, un anno dopo l’attentato del 13 maggio 1981. Guadagnuolo ha interpretato la vita dei Papi: Giovanni Paolo II, Paolo VI e Benedetto XVI, una delle opere più note - Il debito estero, verso una nuova solidarietà – è permanentemente esposta all'Onu di New York. La mostra sarà visitabile fino a oggi, quando anche la Madonna Pellegrina di Fatima lascerà la parrocchia più vicina a San Pietro. Massimiliano Menichetti ha intervistato lo stesso Francesco Guadagnuolo: RealAudioMP3

R. – Qui abbiamo l’onore di avere la statua itinerante della Madonna di Fatima e sappiamo quanto Giovanni Paolo II fosse legato alla Vergine, quindi l'associazione ALMA Lauretana ha pensato di inserire, in questo contesto, una mostra dedicata proprio al Beato Giovanni Paolo II.

D. – Quante sono, complessivamente, le opere in mostra?

R. – L’intero impianto è composto da circa 60, qui sono stati selezionati 16 ritratti. Alcuni riguardano il Papa nel pieno della maturità, quando è stato eletto, sorridente, altri mostrano gradualmente i segni della sofferenza che diventano sempre più forti.

D. – Per far vedere una delle sue opere, possiamo descrivere, rendere un’immagine?

R. – Un’immagine esemplare è quella che noi tutti ricordiamo e che non avremo mai voluto vedere, ossia quando il Papa si affacciò alla finestra, cercando di parlare, fece un gesto come per dare un pugno sul leggio, mentre gli uscì un grido silenzioso. Nel dipinto vediamo il volto trasfigurato del Papa, che tenta di parlare e non ci riesce, ha la bocca aperta, sofferente e, sulla destra, un lenzuolo, una "sindone", che il vento sfiora leggermente e ci porta oltre la realtà.

D. – Ma cosa c’è oltre questo quadro così sofferente?

R. – Con questo ritratto non ho voluto far vedere la sofferenza fisica del Papa, ma andare oltre quella sofferenza, oltre la stessa realtà.

D. - Un dipinto che comunque colpisce per la drammaticità ed i colori rossi. Il poeta Angelo Mundula lo ha paragonato all’Urlo di Munch…

R. – Io non voglio paragonarmi a Munch, per carità, ci mancherebbe altro. Ogni volta che lo vedo, però, impressiona anche me.

D. – La mostra romana è una parte, come ha anticipato, di 60 opere esposte in tanti Paesi del mondo, anche in Vaticano. Com’è pensato il percorso espositivo?

R. – Tutta la mostra ha uno sviluppo complessivo, perché questi ritratti sono stati realizzati durante la vita di Giovanni Paolo II. E’ come un itinerario, un percorso di vita. Possiamo considerarlo quasi un documento della sua vita. E specialmente nelle ultime opere, quindi, si sente questo senso di andare oltre la vita stessa.

D. – Una particolarità di questi quadri è che lei non ha voluto mostrarli quando Giovanni Paolo II era in vita…

R. – Non li ho mai voluti far vedere per una sorta di rispetto per il grande Pontefice, che ho avuto l’occasione di incontrare alcune volte. Quando è morto, nel 2005, un monsignore mi ha chiesto proprio di vedere queste opere e, quando le ha viste, è rimasto positivamente impressionato per il messaggio cristiano. Ha voluto egli stesso preparare la prima mostra, inaugurata dal cardinale Furno.

D. – Adesso, quindi, quali sono i suoi progetti?

R. – Sono certamente molto legato a Giovanni Paolo II, ma sono molto legato anche a Benedetto XVI. Ci sono state le encicliche scritte da Benedetto XVI, su cui io non potevo non pensare di fare qualcosa. Sono stato trascinato da queste encicliche, specialmente l’ultima: quella dove, ad un certo punto, si parla di crisi economica, di problemi derivanti dalla politica, quella in cui si parla di problemi esistenti per le famiglie. E’ un po’ quello che stiamo vivendo oggi. Allora, quando un Papa parla in questo modo, è una grande innovazione. Io ho illustrato tutte le encicliche, specialmente l’ultima, e sto pensando di farne una pubblicazione ed esporla in tutto il mondo.







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