2012-05-18 14:07:14

A Vicenza, aperta l'ottava edizione del Festival Biblico


“Perché avete paura (Mc 4,40) - La speranza dalle Scritture” è il tema scelto per l'ottava edizione del Festiva Biblico in programma a Vicenza da oggi fino al 27 maggio. E se "la crisi economica e spirituale che stiamo vivendo ha messo in luce la mancanza di fede e speranza", ecco che il dialogo e il Libro dei Libri, ci vengono in aiuto. Ce lo ricorda il presidente del Festival, don Ampelio Crema, nell'intervista di Emanuela Campanile:RealAudioMP3

R. - Il Festival Biblico nasce proprio in questo contesto: dal desiderio di portare la Parola di Dio nelle piazze, nelle strade, nei palazzi della città di Vicenza per incontrare la gente, per aiutarla un po’ a riflettere sui grandi temi della vita e confrontarci con questo fondamento della nostra vita, che è la Bibbia. Quest’anno, cerchiamo di soffermarci soprattutto sul grande tema delle paure e delle speranze oggi. Un tema più che mai attuale.

D. - Per quanto riguarda il Nordest d'Italia, come si è manifestata la crisi, al di là dei problemi economici?

R. - C’è sicuramente una crisi economica, una crisi anche del modello organizzativo, sociale, imprenditoriale. Ma c’è anche una crisi di valori: la gente ha perso un po’ quei riferimenti che una volta erano un po’ il pilastro delle scelte. Il lavoro per il lavoro ha svuotato la quotidianità della gente e quindi si tratta - secondo me - di una crisi un po’ generale. C’è bisogno proprio di riannunciare valori e di riannunciare che il lavoro è, sì, fondamentale - e chi non ce l’ha in questo momento sta sicuramente soffrendo - ma è fondamentale anche ritrovare quei valori di base del nostro vivere insieme e del nostro credere in Dio. La società veneta ha bisogno veramente di rigenerarsi e in questo credo che la Chiesa del Triveneto si sta muovendo: il Festival Biblico è un piccolo aiuto a questa rinascita, a questo rilancio dell’annuncio di valori sui quali costruire una convivenza e una solidarietà, che si è un po’ incrinata ultimamente.

D. - Ottava edizione e quindi otto anni di esperienza. Finora, qual è l’insegnamento più importante che avete ricevuto da questo progetto?

R. - L’insegnamento più importante che ho ricevuto io è che è possibile dialogare: è possibile dialogare con tutti ed è possibile incontrarsi con tutti, anche con i non credenti nel rispetto reciproco e senza perdere - ovviamente - la propria identità. Di pari passo, l’altro aspetto molto bello è che sulla Parola di Dio ci si può incontrare: abbiamo veramente tanti volontari, tanti collaboratori, tante persone che si sono unite a noi - anche non credenti - per darci una mano a costruire questo progetto. E poi è un’esperienza molto bella di Chiesa, perché oltre a noi Paolini e alla diocesi, che ne siamo i promotori, si sono aggregate tantissime realtà locali e anche nazionali, quest’anno anche internazionali. Quindi, è veramente un’esperienza di Chiesa, un’esperienza di comunità, un’esperienza - per usare un termine moderno - di "rete" che stiamo costruendo.

D. - Quindi, non un Festival autoreferenziale: che cosa vi chiedono i non credenti e cosa vi chiedono, invece, coloro che già credono?

R. - I non credenti ci chiedono di rendere ragione della nostra fede e credo che qui partiamo dalla Parola di Dio e da San Pietro. Ci chiedono il coraggio del dialogo, senza preconcetti, cercando quindi veramente di confrontarci e cercando dei punti di incontro, con l’attenzione alla gente. I credenti si stanno entusiasmando alla Parola di Dio: sono cresciuti sempre più, anche all’interno della nostra proposta del Festival, momenti biblici. Abbiamo organizzato anche dei corsi, dei mini-corsi biblici su alcuni testi, svolti anche a livello ecumenico, in dialogo con le altre confessioni cristiane. Ci chiedono poi anche di entrare sempre più in questo scrigno, che è la Parola di Dio, per poter aiutarli a scoprire la ricchezza di questo nostro Libro dei Libri.







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