2012-05-18 08:05:21

A Camp David il vertice G8: in agenda la crisi economica globale


Fervono i preparativi a Camp David, negli Stati Uniti, che ospiterà tra poche ore il G8, il vertice annuale dei capi di Stato e di Governo dei Paesi più industrializzati. L’incontro giunge in un momento particolarmente delicato per l’economia mondiale che di fatto ha stravolto l’agenda dei lavori che avrebbero dovuto essere imperniati sugli aiuti ai Paesi della primavera araba. Il servizio di Giancarlo La Vella:RealAudioMP3

Il presidente Obama ospita uno dei G8 più delicati della storia. la crisi europea tiene banco anche oltreoceano per quelle che potrebbero essere le ricadute negative sugli Stati Uniti in caso di default e uscita dall'euro per alcuni Paesi, Grecia in testa. Ieri all'Onu il presidente della Commissione Europea, Barroso, ha ribadito la necessità che Atene non esca dalla moneta unica; l'Unione Europea faà tutto il necessario perchè questo non avvenga, ha sottolineato, parlando davanti all'Assemblea Generale. E queste sono ore di importanti incontri. Il capo della Casa Bianca è a colloquio con tutti i leader che partecipano al vertice. Occhi puntati in particolare sull'incontro con il neopresidente francese Hollande. E gli Stati Uniti da dopodomani ospiteranno a Chicago anche un altro decisivo vertice, quello della Nato. Un summit da record, al quale prenderanno parte 6 mila delegati di 60 Paesi. In agenda il ritiro controllato dall'Afghanistan e la cosiddetta "difesa intelligente", allo scopo di ottimizzare dal punto di vista della spesa gli sforzi internazionali nel controllo delle situazioni a rischio.

A poche ore dal G8 viviamo una fase in cui sono proprio i Paesi più industrializzati a fare maggiormente i conti con la crisi economica. Salvatore Sabatino ha chiesto a Luigi Paganetto, presidente della Fondazione Economia dell’Università Tor Vergata di Roma, se ha ancora un senso un incontro di questo genere oggi. Ascoltiamo:RealAudioMP3

R. – Certamente ha un senso e soprattutto quello di essere una prolusione al G20, l’incontro con le altre maggiori economie e con quelle dei Paesi emergenti. Ma ha anche il senso di mettere sul tappeto i temi che più stanno a cuore ai Paesi avanzati. Da questo punto di vista, non c’è dubbio che lo sbilanciamento tra le aree del mondo – a cominciare dal forte surplus che hanno la Cina e i Paesi asiatici e il deficit degli Stati Uniti – sia un grande tema, così come lo è l’andamento delle monete, cominciando dalla moneta cinese verso il dollaro e anche le difficoltà che l’Europa oggi ha nei confronti del suo assetto complessivo e dell’andamento dell’euro.

D. – L’Europa si presenta al vertice particolarmente indebolita: può essere questa l’occasione per creare una maggiore coesione tra gli Stati dell’Unione Europea?

R. – Sarebbe auspicabile, ma mi sembra decisamente improbabile vista la situazione in cui l’Unione Europea si sta muovendo: una situazione che rende difficile le decisione a cominciare da quello che vediamo succedere per la Grecia e continuando con le scelte complessive che devono essere prese dentro l’Unione Europa: si deve porre delle domande serie riguardo alla politica economica.

D. – Da una parte abbiamo il neopresidente francese Hollande, appena insediatosi e forte del consenso ottenuto nel suo Paese, e dall’altra abbiamo la Merkel che si presenta "appannata" dopo le elezioni della scorsa settimana, e ancora il premier italiano Monti, considerato molto strutturato e a cui toccherà aprire il vertice. Questo è un segnale positivo per l’Italia?

R. – Non c’è dubbio. Io credo che al premier italiano Monti venga attribuita anzitutto una competenza che non è frequente nel mondo politico e certamente una competenza che nasce dal suo essere economista e, allo stesso tempo, dall’essere stato commissario europeo e quindi con una visione complessiva dei problemi dell’Europa anche dal punto di vista della situazione difficile che sta attraversando. Credo che il suo atteggiamento – quello cioè di aver per primo fatto una proposta per lo sviluppo, insieme con altri 11 leader europei – lo metta in una condizione di vantaggio in questo momento.

D. – Gli Stati Uniti che ospitano il G8 hanno assunto una posizione di grande cautela, anche in attesa delle presidenziali di novembre. Secondo lei, può l’economia americana ricoprire un ruolo di mediazione tra la tartassata Europa e l’economica asiatica in forte ascesa?

R. – Io credo che il problema non sia quello della posizione intermedia che l’economia americana possa assumere, quanto quello di spingere l’Europa verso una politica economica che sia più capace di innestare lo sviluppo. Gli Stati Uniti cominciano a essere preoccupati di un’Europa che non cammina: questo ha effetti anche su di loro e non basta la crescita forte dei Paesi del sudest asiatico per rassicurare gli Stati Uniti. Quindi, io credo che l’azione degli Stati Uniti sarà guidata da questo punto di riferimento forte.

D. – Infine, il Giappone, avamposto dell’economia asiatica, che è un Paese che paradossalmente vive da tempo una crisi economica strutturale importante. Quale può essere il suo contributo al G8?

R. – Non dimentichiamo che se è vero che il Giappone vive una crisi, che poi si traduce in una crisi, ma non in una vera e propria recessione, può esercitare una funzione importante: insieme agli Stati dell’Asia – e cioè del sudest asiatico – e assieme all’India ha formato un triangolo di grandissima importanza per l’economia del mondo. Questi Paesi insieme alla Cina finiscono per realizzare e determinare lo sviluppo che oggi c’è nel mondo. Gli americani sono molto consapevoli di questo e guardano con molta attenzione agli eventi che arrivano da quella parte. Naturalmente, tutto questo noi lo vediamo come eventi troppo distanti da noi, forse bisognerebbe che ci rendessimo conto che il motore del mondo è lì.







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