2012-05-18 06:51:58

17 vescovi all’Ue: trasparenza finanziaria per industrie estrattive nei Paesi in via di sviluppo


Sono 17 i vescovi di diversi Paesi del mondo che recentemente hanno rivolto un appello all’Unione Europea affinché solleciti la trasparenza finanziaria delle industrie estrattive che operano nei Paesi in via di sviluppo. Nel documento – siglato da presuli di Argentina, Austria, Belgio, Camerun, Ciad, Cile, Colombia, Repubblica democratica del Congo, Francia, Germania, Perù, Congo Brazaville e Regno Unito – si ribadisce che “è necessaria la trasparenza per combattere la corruzione e l’evasione fiscale”, considerato il fatto che “le compagnie multinazionali privano i Paesi in via di sviluppo di circa 125 miliardi di euro all’anno”. Attualmente, però, scrivono i 17 vescovi, “la crisi colpisce l’economia e la società ogni giorno in modo più duro ed ha un impatto più forte soprattutto sui più poveri”. Ed è per questo che “i cittadini chiedono nuove regole che introducano una maggiore moralità all’interno del sistema finanziario”. Anche perché, continuano i presuli, “l’avidità di pochi minaccia davvero la sopravvivenza dei più vulnerabili tra la popolazione” e per porre fine a questa situazione “sono urgenti nuove regole per assicurare che la ricchezza prodotta, soprattutto quella derivante dallo sfruttamento delle risorse naturali, non sia monopolizzata a beneficio esclusivo di una minoranza”. Di queste risorse, infatti, ribadiscono i firmatari dell’appello congiunto, “devono beneficiare tutti in modo equo ed in particolare quelle popolazioni toccate direttamente dalle attività di produzione o di estrazione”. Poi, i 17 presuli esprimono il loro apprezzamento per l’attuazione dell’Eiti, ovvero l’Iniziativa per la trasparenza delle industrie estrattive, grazie alla quale i responsabili industriali devono rendere pubblico quello che pagano alle autorità dei Paesi ospiti che, a loro volta, devono rendere noto quello che ricevono. Ma a dieci anni dall’attuazione dell’Eiti – alla quale ha contribuito anche la Chiesa – è necessario che “l’Unione Europea migliori lo standard internazionale sulla trasparenza”, in particolare stabilendo “una soglia per la segnalazione dei pagamenti da parte delle compagnie estrattive, soglia che deve essere significativa per i Paesi ospiti”. In questo modo, evidenziano i vescovi, “i cittadini avranno maggiori opportunità di monitorare se le industrie stanno dando un contributo equo alla loro economia nazionale”. Incoraggiando, poi, i governi dei Paesi ospiti ad assicurare che “gli accordi sulle risorse naturali siano a vantaggio dei loro cittadini”, i firmatari dell’appello chiedono “l’introduzione di un valido regolamento che richieda la completa trasparenza delle compagnie operanti in tutti i settori dell’economia”, così da contribuire all’instaurazione di un sistema finanziario “a beneficio dei poveri, che supporti la lotta alla corruzione e la distribuzione equa della ricchezza”. (A cura di Isabella Piro)







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