17 vescovi all’Ue: trasparenza finanziaria per industrie estrattive nei Paesi in via
di sviluppo
Sono 17 i vescovi di diversi Paesi del mondo che recentemente hanno rivolto un appello
all’Unione Europea affinché solleciti la trasparenza finanziaria delle industrie estrattive
che operano nei Paesi in via di sviluppo. Nel documento – siglato da presuli di Argentina,
Austria, Belgio, Camerun, Ciad, Cile, Colombia, Repubblica democratica del Congo,
Francia, Germania, Perù, Congo Brazaville e Regno Unito – si ribadisce che “è necessaria
la trasparenza per combattere la corruzione e l’evasione fiscale”, considerato il
fatto che “le compagnie multinazionali privano i Paesi in via di sviluppo di circa
125 miliardi di euro all’anno”. Attualmente, però, scrivono i 17 vescovi, “la crisi
colpisce l’economia e la società ogni giorno in modo più duro ed ha un impatto più
forte soprattutto sui più poveri”. Ed è per questo che “i cittadini chiedono nuove
regole che introducano una maggiore moralità all’interno del sistema finanziario”.
Anche perché, continuano i presuli, “l’avidità di pochi minaccia davvero la sopravvivenza
dei più vulnerabili tra la popolazione” e per porre fine a questa situazione “sono
urgenti nuove regole per assicurare che la ricchezza prodotta, soprattutto quella
derivante dallo sfruttamento delle risorse naturali, non sia monopolizzata a beneficio
esclusivo di una minoranza”. Di queste risorse, infatti, ribadiscono i firmatari dell’appello
congiunto, “devono beneficiare tutti in modo equo ed in particolare quelle popolazioni
toccate direttamente dalle attività di produzione o di estrazione”. Poi, i 17 presuli
esprimono il loro apprezzamento per l’attuazione dell’Eiti, ovvero l’Iniziativa per
la trasparenza delle industrie estrattive, grazie alla quale i responsabili industriali
devono rendere pubblico quello che pagano alle autorità dei Paesi ospiti che, a loro
volta, devono rendere noto quello che ricevono. Ma a dieci anni dall’attuazione dell’Eiti
– alla quale ha contribuito anche la Chiesa – è necessario che “l’Unione Europea migliori
lo standard internazionale sulla trasparenza”, in particolare stabilendo “una soglia
per la segnalazione dei pagamenti da parte delle compagnie estrattive, soglia che
deve essere significativa per i Paesi ospiti”. In questo modo, evidenziano i vescovi,
“i cittadini avranno maggiori opportunità di monitorare se le industrie stanno dando
un contributo equo alla loro economia nazionale”. Incoraggiando, poi, i governi dei
Paesi ospiti ad assicurare che “gli accordi sulle risorse naturali siano a vantaggio
dei loro cittadini”, i firmatari dell’appello chiedono “l’introduzione di un valido
regolamento che richieda la completa trasparenza delle compagnie operanti in tutti
i settori dell’economia”, così da contribuire all’instaurazione di un sistema finanziario
“a beneficio dei poveri, che supporti la lotta alla corruzione e la distribuzione
equa della ricchezza”. (A cura di Isabella Piro)