2012-05-17 14:24:21

Corte di Strasburgo: bocciata richiesta di un prete sposato di insegnare religione nelle scuole


La Corte europea dei diritti dell’uomo si è espressa due giorni fa sul caso del sacerdote Fernández Martínez, al quale i vescovi spagnoli avevano deciso di non rinnovare il contratto per l’insegnamento della religione, in seguito alla pubblicazione di un articolo che ne ha reso pubblica l’appartenenza al “Movimento per il celibato opzionale”. Sposato e padre di cinque figli, riferisce il Sir, Martínez ha ottenuto nel 1997, dalle autorità vaticane, la dispensa dal celibato da lui richiesta, accompagnata dalla precisazione che ai beneficiari di tale dispensa non era consentito l’insegnamento della religione cattolica nelle istituzioni pubbliche, a meno che il vescovo locale non avesse deciso altrimenti. Dopo i ricorsi al tribunale del lavoro di Murcia, all’Alta Corte di giustizia e alla Corte costituzionale, Martínez si è rivolto alla Corte di Strasburgo invocando l’articolo 8 della Convenzione europea, sul diritto al rispetto della vita privata; lamentando di essere stato discriminato, ha affermato che “il mancato rinnovo del contratto a causa della sua situazione personale e familiare aveva appunto violato il suo diritto alla vita privata e familiare”. In sintesi, la Corte doveva decidere quale diritto dovesse prevalere: se quello del sacerdote o quelli della Chiesa ai sensi degli articoli 9, diritto alla libertà di religione, e 11, sulla libertà di associazione. “Le circostanze motivanti il mancato rinnovo del contratto” ha stabilito la Corte, “sono di natura strettamente religiosa”; in virtù del “principio della neutralità religiosa dello Stato”, infatti, “esso non può pronunciarsi su questioni come il celibato dei preti”. Pertanto, “le autorità ecclesiastiche hanno adempiuto agli obblighi derivanti dalla loro autonomia religiosa” e da parte delle “giurisdizioni competenti” non vi è stata “alcuna violazione dell’art. 8”. (G.M.)







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