Sud Sudan: appello dei vescovi cattolici e anglicani contro la guerra
I vescovi cattolici e anglicani (episcopali) del Sud Sudan chiedono alla comunità
internazionale una posizione “più equilibrata” sul conflitto che oppone il loro Paese
al Sudan. Nel messaggio, pubblicato al termine dell’incontro che si è tenuto a Yei
dal 9 all’11 maggio, si afferma: “crediamo sia importante per i nostri amici nella
comunità internazionale, assumere una posizione più equilibrata. ‘Equilibrata’ non
vuol dire criticare entrambe le parti allo stesso modo, ma avere piuttosto una visione
ampia e a lungo termine elaborata dopo un approfondito studio, e cercare di fare pressione
dove serve per portare una pace giusta e duratura”. Nel documento, giunto all’agenzia
Fides, viene tracciato per sommi capi il processo che ha portato all’indipendenza
del Sud Sudan, favorito dalla comunità internazionale. L’atteggiamento dell’Onu e
delle maggiori potenze riguardo alle recenti tensioni tra Juba e Khartoum sul controllo
delle aree di frontiera, ricche di petrolio, di Heglig (chiamata Panthou dai sud-sudanesi)
e di Abyei, ha però deluso la popolazione locale. “Viviamo a diretto contatto con
le comunità del Sud Sudan, e quello che stiamo sentendo da loro ci preoccupa” scrivono
i vescovi. “Sembra che il popolo del Sud Sudan stia perdendo la fiducia nella comunità
internazionale. Abbiamo visto pure manifestazioni pubbliche contro le Nazioni Unite
e il suo Segretario Generale, Ban Ki Moon. Allo stesso tempo, cominciamo a chiederci
se la comunità internazionale capisca ancora le aspirazioni del popolo del Sud Sudan,
così come delle comunità emarginate in Sudan”. Dopo che le truppe sud sudanesi avevano
occupato Heglig, l’Onu aveva esercitato forti pressioni su Juba perché le ritirasse.
Dopo il ritiro dei soldati sud sudanesi però l’aviazione di Khartoum ha continuato
a colpire diverse zone di confine sud-sudanesi. I vescovi concludono affermando di
“avere il sogno di due nazioni, che siano democratiche e libere, dove tutte le religioni,
tutti i gruppi etnici, tutte le culture ed ogni lingua goda degli stessi diritti basati
sulla cittadinanza. Sogniamo due nazioni in pace l’una con l’altra, che cooperino
per fare il migliore uso delle risorse donate da Dio. Sogniamo che le persone non
siano più traumatizzate, di bambini che possano andare a scuola, di madri che possano
essere ricoverate in ospedale, della fine della malnutrizione e della povertà, e di
cristiani e musulmani che possano recarsi in chiesa o in moschea senza paura. Il troppo
è troppo. Non ci deve più essere guerra tra Sudan e Sud Sudan!”. (R.P.)