Mali: si aggrava la situazione umanitaria. L'impegno della Chiesa
Difficile la situazione in Mali, in particolare nelle regioni del Nord dove le forze
governative hanno perso praticamente il controllo, in seguito a mesi e mesi di proteste
dei ribelli tuareg ma anche per il peso che, più di recente, hanno assunto le forze
jihadiste. Dopo il colpo di Stato ad aprile, c’è attesa per la designazione ufficiale
del nuovo presidente. Il periodo di governo ad interim affidato al già capo
del parlamento maliano, Traoré, finisce il 22 maggio ma sembra non esserci accordo
tra giunta militare e partiti sul possibile nuovo presidente. In questo contesto,
è forte la preoccupazione per le condizioni della popolazione. Fausta Speranza
ha raggiunto telefonicamente a Bamako, capitale del Mali, don Edmond Dembele,
segretario della Conferenza episcopale dello Stato dell’Africa occidentale:
R. – La situation
humanitaire dans le Pays est assez alarmante… La situazione umanitaria nel Paese
è realmente allarmante e questo soprattutto nel Nord del Paese, nelle regione in mano
ad una serie di gruppi armati e precisamente le regioni di Kidal, de Gao e di Tumbutu.
I raccolti dello scorso anno, il 2011, non sono stati molto buoni in tutto il territorio
del Mali. A questa situazione difficile, si è aggiunta poi anche la guerra in queste
regioni, e questo ha aggravato ulteriormente la situazione umanitaria. Le popolazioni
di queste regioni soffrono un forte deficit alimentare e questo comporta problemi
alla salute ma ci sono poi anche molti problemi riguardo all’acqua. Anche al Sud,
i problemi legati alle carenze alimentari sono ormai palpabili già da qualche mese.
Sull’insieme del territorio del Mali, quindi, la situazione umanitaria è molto grave,
ma è ancor più grave nelle regioni del Nord.
D. – Dopo il colpo di Stato,
si può dire che c’è qualcuno che tiene le redini politiche del Paese o c’è un vuoto
politico di fatto?
R. – Oui, oui. Apres Le coup d’Etat de 22 mars dernier nous
avons eu quelques jours… Dopo il colpo di Stato a marzo, abbiamo avuto per qualche
giorno i militari che hanno assunto il comando del Paese, ma dopo circa 30-35 giorni
il Paese ha riacquistato una sua stabilità politica: c’è un presidente ad interim
che dirige attualmente il Paese e un nuovo governo è stato formato circa 3 settimane
fa ed è già al lavoro. Attualmente, il Paese ha quindi un presidente e un governo
che funziona. Ci potrebbe, però, essere qualche problema tra qualche giorno, perché
il prossimo 22 maggio finirà il periodo ad interim dell’attuale presidente,
ma la classe politica e la giunta militare non si sono ancora riusciti ad accordare
sul nome sul presidente che dovrà proseguire la transizione, fino all’organizzazione
di nuove elezioni democratiche, che vedranno la nomina del nuovo presidente e del
nuovo governo. Ci troviamo quindi in questa situazione di attesa e tutti guardano
alle mosse della classe politica per comprendere cosa deciderà di fare per superare
questo momento di passaggio che viviamo ora.
D. – Qual è l’impegno della Chiesa
in aiuto alla popolazione e qual è la speranza della Chiesa per il Paese?
R.
– L’Eglise participe actuellement a la médiation… Attualmente la Chiesa partecipa
alla mediazione, così come le altre confessioni religiose. L’arcivescovo di Bamako
è molto favorevole all’incontro promosso dai leader religiosi ed è intervenuto, in
diverse occasioni, sui mezzi di informazione e in particolare in televisione, per
richiamare la popolazione e la classe politica alla pacificazione e per invitare gli
uni e gli altri alla saggezza così da poter trovare delle soluzioni rapide alla crisi.
La Chiesa è attiva sul terreno, e lo fa in accordo con le altre confessioni religiose
nel quadro di una sorta di alleanza che riunisce tutti i leader religiosi. Questa
alleanza dei leader religiosi è tenuta molto in considerazione e viene consultata,
in diverse occasioni, da alcuni uomini politici e da membri della società civile per
cercare di arrivare ad una soluzione per uscire dalla crisi. I vescovi del Mali, nella
loro ultima sessione, tenutasi nell’aprile scorso, hanno rivolto un messaggio al Paese
per richiamare la classe politica e l’insieme della società del Mali a cercare di
superare gli avvenimenti dolorosi che viviamo per cercare di far fronte alla crisi
che fa soffrire così tanto il popolo del Mali.