2012-05-16 14:57:27

Mali: si aggrava la situazione umanitaria. L'impegno della Chiesa


Difficile la situazione in Mali, in particolare nelle regioni del Nord dove le forze governative hanno perso praticamente il controllo, in seguito a mesi e mesi di proteste dei ribelli tuareg ma anche per il peso che, più di recente, hanno assunto le forze jihadiste. Dopo il colpo di Stato ad aprile, c’è attesa per la designazione ufficiale del nuovo presidente. Il periodo di governo ad interim affidato al già capo del parlamento maliano, Traoré, finisce il 22 maggio ma sembra non esserci accordo tra giunta militare e partiti sul possibile nuovo presidente. In questo contesto, è forte la preoccupazione per le condizioni della popolazione. Fausta Speranza ha raggiunto telefonicamente a Bamako, capitale del Mali, don Edmond Dembele, segretario della Conferenza episcopale dello Stato dell’Africa occidentale:RealAudioMP3

R. – La situation humanitaire dans le Pays est assez alarmante…
La situazione umanitaria nel Paese è realmente allarmante e questo soprattutto nel Nord del Paese, nelle regione in mano ad una serie di gruppi armati e precisamente le regioni di Kidal, de Gao e di Tumbutu. I raccolti dello scorso anno, il 2011, non sono stati molto buoni in tutto il territorio del Mali. A questa situazione difficile, si è aggiunta poi anche la guerra in queste regioni, e questo ha aggravato ulteriormente la situazione umanitaria. Le popolazioni di queste regioni soffrono un forte deficit alimentare e questo comporta problemi alla salute ma ci sono poi anche molti problemi riguardo all’acqua. Anche al Sud, i problemi legati alle carenze alimentari sono ormai palpabili già da qualche mese. Sull’insieme del territorio del Mali, quindi, la situazione umanitaria è molto grave, ma è ancor più grave nelle regioni del Nord.

D. – Dopo il colpo di Stato, si può dire che c’è qualcuno che tiene le redini politiche del Paese o c’è un vuoto politico di fatto?

R. – Oui, oui. Apres Le coup d’Etat de 22 mars dernier nous avons eu quelques jours…
Dopo il colpo di Stato a marzo, abbiamo avuto per qualche giorno i militari che hanno assunto il comando del Paese, ma dopo circa 30-35 giorni il Paese ha riacquistato una sua stabilità politica: c’è un presidente ad interim che dirige attualmente il Paese e un nuovo governo è stato formato circa 3 settimane fa ed è già al lavoro. Attualmente, il Paese ha quindi un presidente e un governo che funziona. Ci potrebbe, però, essere qualche problema tra qualche giorno, perché il prossimo 22 maggio finirà il periodo ad interim dell’attuale presidente, ma la classe politica e la giunta militare non si sono ancora riusciti ad accordare sul nome sul presidente che dovrà proseguire la transizione, fino all’organizzazione di nuove elezioni democratiche, che vedranno la nomina del nuovo presidente e del nuovo governo. Ci troviamo quindi in questa situazione di attesa e tutti guardano alle mosse della classe politica per comprendere cosa deciderà di fare per superare questo momento di passaggio che viviamo ora.

D. – Qual è l’impegno della Chiesa in aiuto alla popolazione e qual è la speranza della Chiesa per il Paese?

R. – L’Eglise participe actuellement a la médiation…
Attualmente la Chiesa partecipa alla mediazione, così come le altre confessioni religiose. L’arcivescovo di Bamako è molto favorevole all’incontro promosso dai leader religiosi ed è intervenuto, in diverse occasioni, sui mezzi di informazione e in particolare in televisione, per richiamare la popolazione e la classe politica alla pacificazione e per invitare gli uni e gli altri alla saggezza così da poter trovare delle soluzioni rapide alla crisi. La Chiesa è attiva sul terreno, e lo fa in accordo con le altre confessioni religiose nel quadro di una sorta di alleanza che riunisce tutti i leader religiosi. Questa alleanza dei leader religiosi è tenuta molto in considerazione e viene consultata, in diverse occasioni, da alcuni uomini politici e da membri della società civile per cercare di arrivare ad una soluzione per uscire dalla crisi. I vescovi del Mali, nella loro ultima sessione, tenutasi nell’aprile scorso, hanno rivolto un messaggio al Paese per richiamare la classe politica e l’insieme della società del Mali a cercare di superare gli avvenimenti dolorosi che viviamo per cercare di far fronte alla crisi che fa soffrire così tanto il popolo del Mali.







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