Mons. Fisichella: dietro la crisi economica mondiale c'è una crisi di valori e di
fede
Tante sono le iniziative in tutto il mondo dedicate a Maria in questo mese di maggio.
Iniziative che guardano già all'ormai prossimo Anno della Fede, indetto dal Papa per
ottobre. In questo contesto, il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione
della Nuova Evangelizzazione, mons. Rino Fisichella, ha celebrato ieri una Messa nella
chiesa romana di Santa Maria delle Grazie alle Fornaci, in occasione dell'arrivo dell’immagine
della Madonna pellegrina di Fatima e delle reliquie dei Beati Francesco e Giacinta.
Nell'omelia, mons. Fisichella ha sottolineato che dietro l'attuale crisi economica
c'è in realtà una crisi di fede. Ascoltiamo mons. Fisichella al microfono
di Massimiliano Menichetti:
R. – La crisi
di fede è quella che ci preoccupa di più. E’ una crisi che, come è solito dire Papa
Benedetto XVI, è drammatica. Purtroppo questa crisi ha portato con sé, come conseguenza,
una profonda incertezza nell’uomo stesso. E se porta incertezza nell’uomo, la crisi,
ancora di più, diventa e si trasforma per molti versi in quelle forme di indifferenza,
di individualismo, che sono spesso presenti nella società contemporanea, da cui purtroppo
non si devono neanche escludere le diverse forme di cinismo, che essendo prive di
ogni criterio etico e morale hanno portato a quella grande crisi finanziaria ed economica
che attanaglia il mondo intero.
D. – In questo contesto, nel prossimo mese
di ottobre, si apriranno l’Anno della Fede e il Sinodo dei vescovi, che avrà per tema
la nuova evangelizzazione. Qual è la sfida?
R. – A mio avviso sarà proprio
quella di far comprendere che ci sono dei cerchi concentrici, per così dire, verso
cui porre l’attenzione della nuova evangelizzazione. Innanzitutto, a noi cristiani
- questo è un messaggio che viene continuamente, e sarà così anche per l’Anno della
Fede – perché riprendiamo coscienza e consapevolezza della responsabilità che abbiamo
come credenti. Ravvivare quindi in noi la fede, ma ravvivare anche il senso di essere
profondamente evangelizzatori. Poi, l’altro cerchio un po’ più grande, è quello di
rivolgerci a tutti coloro che sono purtroppo diventati indifferenti, sono diventati
agnostici o sono quelli che dicono troppo facilmente “sono cristiano, ma non praticante”,
senza rendersi conto della grave contraddizione, del paradosso che viene messo in
essere con questa espressione, perché il cristiano per sua stessa natura è colui che
partecipa, è colui che vive della vita della comunità cristiana, della vita della
Chiesa. Poi, il terzo cerchio, se questi altri primi due cerchi maturano nella consapevolezza
e nella responsabilità, è dato a quanti sono ancora più lontani, ma desiderano probabilmente
trovare ancora delle persone che sono capaci di annunciare l’amore di Dio.
D.
– Lei ha sottolineato che "non è un caso" se siamo cristiani, cosa vuol dire?
R.
– Innanzitutto c’è l’azione della grazia di Dio che ha agito in noi. Non dimentichiamo
che se noi siamo cristiani è perché c’è la Chiesa che trasmette la fede, i nostri
genitori l’hanno trasmessa. “Non è un caso” vuol dire anche che dobbiamo, da una parte,
essere riconoscenti alla grazia di Dio che ci ha scelti, ci ha eletti per questa grande
missione; dall’altra dobbiamo essere anche riconoscenti a chi ci ha trasmesso la fede,
e questo deve diventare per noi un monito, che io lo esprimo con queste parole: questa
generazione, la mia generazione, la sua generazione, sarà capace ugualmente di trasmettere
la fede a chi verrà dopo di noi?
D. – Nella sua omelia, davanti all’immagine
della Madonna di Fatima, ha ribadito che la Madonna ci invita a rimanere fissi con
lo sguardo verso Cristo. E’ questo il senso del mese mariano, delle apparizioni di
Fatima?
R. – Noi, tante volte, ricordiamo di Fatima soltanto quelle espressioni
che vanno nei segreti di Fatima, ma Fatima porta con sé invece un messaggio anche
molto esplicito, ed è l'invito alla penitenza, cioè l'invito alla conversione. Non
dimentichiamo che le prime parole di Gesù, l’annuncio di Gesù, la prima predicazione
di Gesù, riguarda proprio questo tema importante: "convertitevi e credete al Vangelo".
Quindi, il messaggio che proviene dalla Vergine di Fatima ci riporta al cuore stesso
del Vangelo. Poi chiedendo la Madonna ai tre pastorelli di Fatima se volevano donare
la propria vita, chiede anche a noi di essere consapevoli della grande scelta della
fede cristiana, che è quella di assumere in pienezza la responsabilità di essere annunciatori
del Vangelo. Non dimentichiamo che è un annuncio che non sempre è semplice, è facile,
soprattutto in diversi contesti del mondo di oggi, ma è un richiamo che ci porta ad
annunciare la speranza, ci porta ad annunciare l’amore. E non dimentichiamo, ugualmente,
che in diverse parti del mondo, diverse forme di martirio sono richieste ai cristiani
ancora oggi.
La statua della Madonna pellegrina di Fatima rimarrà nella
chiesa di Santa Maria delle Grazie alle Fornaci fino a domenica 20 maggio. Oggi, a
celebrare la Santa Messa vespertina nella parrocchia più vicina a San Pietro sarà
il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna e presidente della Conferenza
episcopale austriaca.