Mali: a Bamako ancora stallo politico. Nel nord vessazioni degli islamisti
Attesa in Mali per la designazione del nuovo Presidente della transizione. “I mediatori
della Cedeao (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale) sono stati 5
giorni a Bamako ma non sono riusciti a mettere d’accordo i diversi partiti per nominare
il nuovo Presidente della transizione” dice all’agenzia Fides don Edmond Dembele,
segretario della Conferenza episcopale del Mali. Il 22 maggio finisce il periodo di
governo ad interim, avviato in base all’accordo del 6 aprile raggiunto dalla Giunta
militare (che ha preso il potere con il golpe del 22 marzo) e dai partiti maliani,
con la mediazione della Cedeao. Presidente ad interim è Dioncounda Traoré che ha nominato
come Premier Cheick Modibo Diarra. “La Cedeao vorrebbe che Dioncounda Traoré continui
ad essere il Presidente della transizione, ma la Giunta militare vorrebbe un’altra
persona” dice don Dembele. La Cedeao ha minacciato di reintrodurre le sanzioni imposte
contro i golpisti il 2 aprile e poi sospese dopo l’accordo del 6 aprile. “I mediatori
della Cedeao dovrebbe ritornare oggi a Bamako” afferma don Dembele. “Ieri, i capi
della giunta militare hanno tenuto una conferenza stampa nella quale hanno lanciato
la proposta di tenere un grande raduno nazionale con tutte le forze sociali e politiche
della nazione per designare il Presidente della transizione. Ma sembra che la Cedeao
non sia favorevole a questa proposta. I leader religiosi cattolici, protestanti e
musulmani, continuano a mediare per cercare di trovare una soluzione alla crisi” aggiunge
il segretario della Conferenza episcopale del Mali. Per quanto riguarda il nord del
Mali, in mano ad una serie di gruppi armati, don Dembele afferma che “lo scorso weekend
lo Stato, insieme all’Alto Consiglio islamico e ad un’associazione di cittadini originari
del nord che si trovano a Bamako, ha inviato viveri e medicinali alle popolazioni
di Tomboctou, Gao e Kidal”. Nel nord sta aumentando la tensione sia per le divisioni
tra i diversi gruppi armati che controllano l’area, sia per l’insofferenza della popolazione
nei confronti delle vessazioni degli islamisti. “Un recente incontro tra i movimenti
armati del nord per trovare un modo di gestire la regione sembra che sia fallito.
Questo perché i gruppi hanno obiettivi diversi: c’è chi vuole imporre la sharia ed
altri che lottano per l’indipendenza del nord. A Gao i giovani sono scesi in piazza
per protestare contro l’imposizione della sharia che prevede la proibizione dei giochi
(calcio e carte), della musica e della televisione”. In precedenza la distruzione
di un importante santuario islamico a Tomboctou (gli islamisti sono infatti iconoclasti)
aveva provocato le proteste della popolazione locale e delle associazioni musulmane:
l’Alto Consiglio islamico ha formalmente condannato questo atto. (R.P.)