Conclusa la vicenda fra Santa Sede e Gruppo Benetton per l’uso scorretto dell’immagine
del Papa: nota di padre Lombardi
Venerdì scorso il Gruppo Benetton ha rilasciato una Nota in cui - con riferimento
all’utilizzo della immagine di Benedetto XVI nella campagna di comunicazione ‘UNHATE’
– ribadiva “il proprio dispiacere per aver così urtato la sensibilità di Sua Santità
Benedetto XVI e dei credenti” e assicurava che “ha garantito e mantenuto che tutte
le immagini fotografiche della persona del Santo Padre sono state ritirate dal proprio
circuito commerciale e si impegna a non compiere in futuro alcun ulteriore utilizzo
dell’immagine del Santo Padre senza una previa autorizzazione della Santa Sede” e
concludeva che “il Gruppo Benetton porrà inoltre i suoi buoni uffici affinché cessi
l’ulteriore utilizzazione dell’immagine da parte di terzi, su siti internet o in altre
sedi”.
Come si ricorderà, il 16 novembre scorso era comparso in vari luoghi,
anche in formato gigante appeso al Ponte di Castel Sant’Angelo, un fotomontaggio che
ritraeva il Papa e un Imam egiziano in atto di baciarsi. Si trattava di un’immagine
evidentemente provocatoria, inserita nel quadro di una campagna di comunicazione sostenuta
dal Gruppo Benetton, che suscitò immediate e vivaci proteste. La Santa Sede pubblicò
lo stesso giorno una dura dichiarazione, annunciando che avrebbe vagliato i passi
da fare per tutelare adeguatamente l’immagine del Santo Padre da un simile abuso.
In seguito alle proteste, Benetton ritirò in breve tempo le immagini dalla circolazione.
Dato
che pochi hanno notato il Comunicato del Gruppo Benetton di venerdì scorso, e fra
questi la maggior parte non ne ha compreso il motivo a distanza di alcuni mesi dal
fatto, è giusto spiegare che esso rappresenta la conclusione, in base ad un accordo
transattivo, del confronto fra i legali della Santa Sede – avvocati Giorgio Assumma
e Marcello Mustilli - e quelli del Gruppo, confronto che ha avuto luogo, come era
stato annunciato, ed era rimasto aperto finora.
Il Gruppo Benetton riconosce
dunque ancora una volta pubblicamente di aver urtato la sensibilità dei credenti,
riconosce che l’immagine del Papa va rispettata e può essere usata solo previa autorizzazione
della Santa Sede.
La Santa Sede non ha voluto chiedere risarcimenti di natura
economica, ma ha voluto ottenere il risarcimento morale del riconoscimento dell’abuso
compiuto e affermare la sua volontà di difendere anche con mezzi legali l’immagine
del Papa. Invece di un risarcimento economico è stato chiesto ed ottenuto dal Gruppo
Benetton un atto di liberalità – limitato, ma effettivo – nei confronti di un’attività
caritativa della Chiesa.
Si chiude così, anche dal punto di vista legale, un
episodio molto spiacevole, che non avrebbe dovuto avvenire, ma dal quale si spera
di ricavare una lezione di doveroso rispetto per l’immagine del Papa - come di ogni
altra persona -, e della sensibilità dei fedeli.