Non ci sarà un incremento di uomini dell'esercito in chiave antiterrorismo ma una
razionalizzazione. Così il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri che sull'attendibilità
della pista anarchica in merito al ferimento del manager dell’Ansaldo Roberto Adinolfi,
ha detto che sono "gli inquirenti ad averne riconosciuto l'attendibilità". Intanto
si attende giovedì quando si riunirà un Comitato per l’ordine e la sicurezza ad hoc.
Ma si può parlare di un legame con la crisi economica in atto nel paese? Debora
Donnini lo ha chiesto a Victor Franco Pisano, esperto di terrorismo e capo
del dipartimento Scienze informative dell'Università internazionale di scienze sociali:
R.
– Quando parliamo di atti terroristici ovviamente parliamo di uno sfruttamento da
parte di settori ideologici portati alla violenza, a sfruttare appunto situazioni
ambientali negative: situazioni di natura economica, politica, sociale. Quindi sicuramente
c’è uno sfruttamento in corso, che poi potrebbe estendersi anche ad altre aggregazioni,
non necessariamente anarchiche, che potrebbero anche essere marxiste-leniniste, neonaziste
e quant’altro.
D. - Quali sono gli obiettivi per cui ci sono più timori...
R.
- Tradizionalmente le aggregazioni anarchiche insurrezionaliste hanno come obiettivi
principali le carceri ed il capitale. Se andiamo a vedere la rivendicazione dell’attentato
del 7 maggio, leggiamo che loro mirano ad un futuro senza confini, guerre, classi
sociali, economia, sfruttati e sfruttatori. Questo vuol dire che praticamente tutto
ciò che può rientrare in questa loro visione di vita, che viene contrastata da determinate
istituzioni, è un obiettivo valido per loro. Quindi io non credo che possiamo mettere
limiti. Quello che credo, invece, è che vadano considerati principalmente obiettivi
di natura economica e le carceri. Non dimentichiamo che però elementi anarchici partecipano
anche ad una serie di manifestazioni che poi degenerano in violenza, tipo le manifestazioni
no Tav, sotto il velo di protezione dell’ambiente.
D. – Giovedì si farà il
punto sulla situazione. Il ministro Cancellieri ha convocato un comitato per l’ordine
e la sicurezza ad hoc. Sul tavolo ci dovrà essere un quadro preciso che consenta di
garantire la massima protezione possibile ai luoghi e alle persone minacciate. Secondo
lei, quanto è alto il rischio di un ritorno al terrorismo?
R. – Il terrorismo
non è mai cessato, perché determinate ideologie sono dure a morire. Abbiamo visto
tentativi di rivitalizzazione delle Brigate Rosse ad esempio. E per quanto riguarda
gli anarchici, se vogliamo parlare di epoca contemporanea, è almeno dal ’76 che sono
attivi, iniziando con l’aggregazione che chiamavano Azione Rivoluzionaria. Ma la cosa
che a me preoccupa è questa: il 9 dicembre dell’anno scorso hanno inviato un ordigno
esplosivo a Mario Cuccagna, il direttore generale di Equitalia e una ventina di giorni
dopo, il 31 dicembre, la stampa riportava che in una lettera inviata dagli anarchici
all’Adnkronos preannunciavano il passaggio da pacchi bomba a proiettili e infatti
il 7 maggio c’è stato l’attentato a Roberto Adinolfi, amministratore delegato dell’Ansaldo
nucleare. Quindi c’è sicuramente il progetto di alzare il tiro, in un contesto di
una solidarietà internazionale in ambito anarchico. Non a caso il gruppo che ha rivendicato
l’attentato a Roberto Adinolfi si definisce Nucleo Olga Federazione Anarchica Informale,
fronte rivoluzionario internazionale. Olga non era altro che un’anarchica greca, arrestata
in Grecia nel marzo 2011.
D. – Gli anarchici italiani sono legati ad altri
gruppi anarchici, ad esempio greci?
R. – Greci, tedeschi, latino-americani
hanno sicuramente dei legami. Questo non vuol dire che il tutto sia una struttura
rigida. C’è una flessibilità in questi contatti, c’è uno scambio di informazioni,
di esperienze. Quello che escluderei, almeno allo stato attuale - che non rientrerebbe
fra l’altro nemmeno nelle tradizioni dell’anarchia - è che vi sia una cosiddetta cupola.
D.
– Proseguono anche le indagini sulle molotov contro la sede di Equitalia di Livorno.
Ma secondo quanto si apprende, in questo caso l’idea è che non si tratti di un gruppo
organizzato, ma di alcuni giovani del territorio. Quindi c’è anche una protesta, forme
di violenza che nascono semplicemente dal disagio sociale...
R. – Molte azioni
di protesta possono provenire anche da chi in un determinato momento si trova in una
situazione di disagio ed esprime rabbia o dissenso con metodi violenti e quindi illeciti.
Non credo si possa attribuire agli anarchici ogni atto di violenza che si sta svolgendo
in questo frangente storico, ma sicuramente il tutto fa gioco a chi ha intenzione
di tentare metodi rivoluzionari per raggiungere un cambiamento radicale nella società,
nelle istituzioni, nello Stato.