Filippine. Leader ambientalista ucciso a Mindanao. Appello dei vescovi: basta violenza
Emergenza omicidi sull’isola di Mindanao: il leader ambientalista Margarito Cabal
è stato ucciso nella provincia di Bukidnon, a Mindanao (Filippine Sud). Si tratta
del terzo assassinio nel giro di due mesi, dopo l’omicidio del leader tribale Jimmy
Liguyon e del giornalista cattolico Nestor Libaton. Cabal è stato freddato da due
uomini non identificati la sera del 9 maggio scorso, ma solo ora la notizia è venuta
alla ribalta, nota all'agenzia Fides l’Ong locale “Karapatan”, ricordando che nel
giro di due anni – da quando è in carica nel paese il governo di Benigno Aquino jr
– 76 fra leader e attivisti per i diritti umani sono stai uccisi nelle Filippine.
13 erano particolarmente impegnati per la tutela dell’ambiente, e 9 su 13 sono stati
uccisi a Mindanao. Margarito Cabal era fra i leader della “ Task Force Save Pulangi”,
impegnata per la difesa del fiume Pulangi, in Mindanao centrale, per il quale è già
pronto il progetto di una seconda diga per una mega centrale idroelettrica (oltre
a una prima già esistente sul fiume) che danneggerebbe l’ambiente e la vita delle
popolazioni indigene che vivono nella zona. Per fermare il progetto si era speso anche
padre Fausto Tentorio, il missionario ucciso nell’ottobre 2011. La crescente violenza
preoccupa molto la Chiesa locale. Mons. Joe Cabantan, vescovo di Malaybalay, capitale
della provincia di Bukidnon, e presidente della Commissione episcopale per i popoli
Indigeni e Tribali a Mindanao, ha lanciato un forte appello per fermare la violenza:
“Condanniamo e denunciamo questa scia di assassini che insanguina la nostra terra,
che continua e che viola la dignità umana. Le vittime sono leader ambientalisti, attivisti
per i diritti umani, missionari, giornalisti, persone che difendono i diritti della
nostra gente. Il nostro appello è per la fine di questa assurda violenza. Molti degli
omicidi recenti e passati sono irrisolti e c’è un clima di generale impunità. Chiediamo
al governo un maggiore impegno per le indagini, per la giustizia, per ristabilire
l’ordine e la pace a Mindanao. Ricordiamo l’omicidio di padre Tentorio, ma anche quello
di padre Nerylito Satur, ucciso nel 1991, un delitto senza colpevoli”. Secondo il
vescovo, “la prima responsabilità è delle autorità locali: a loro chiediamo chiarezza,
giustizia, impegno per trovare soluzioni. Come Chiesa locale, continuiamo a pregare
e a predicare la pace e la giustizia. Iniziando dalle piccole comunità locali, mettiamo
tutto il nostro impegno e le nostre risorse per aiutare a costruire una società giusta
e fraterna a Mindanao”. (R.P.)