Lettera del Papa per i mille anni del Duomo di Bamberg
In occasione dei mille anni del Duomo di Bamberg, in Baviera, il Papa ha inviato all’arcivescovo
della città, Ludwig Schick, una lettera. Di seguito il testo tradotto dall’Osservatore
Romano:
Al mio venerato fratello Ludwig Schick Arcivescovo di Bamberg Con
gioia ho appreso che l’arcidiocesi di Bamberg celebra in questi giorni i mille anni
del suo Duomo Imperiale. Volentieri mi unisco a Lei, Eccellenza, al reverendissimo
Vescovo ausiliare, ai sacerdoti, ai diaconi e ai religiosi, come anche a tutti i fedeli,
nella gioia festosa, e trasmetto a tutti voi cordiali auguri di benedizione.
Nello
svettante edificio del duomo di Bamberg, potenza e bellezza si uniscono in una straordinaria
testimonianza di quella fede dal cui spirito e dalla cui forza è nata questa sublime
casa di Dio. La celebrazione solenne del millenario della sua consacrazione, alla
quale partecipo intimamente, può diventare per l’arcidiocesi di Bamberg il preludio
dell’Anno della Fede che ho proclamato per tutta la Chiesa. Può incoraggiare tutti
voi, sacerdoti e fedeli, a riscoprire e ad approfondire quella fede, della quale il
vostro splendido duomo si erge come testimone di pietra al centro della città vescovile
e della Franconia. Desidero dunque invitarvi a compiere mentalmente una «visita» a
questa casa di Dio, ad ascoltare il messaggio che essa stessa ci annuncia senza usare
parole, ma tuttavia in modo impressionante.
Ciò che distingue il duomo da tutte
le altre chiese è la cattedra del vescovo, situata in posizione prominente. Per questo
chiamiamo il duomo cattedrale. La cattedra non è un trono, bensì un pulpito per l’insegnamento.
Da qui si diffonde la parola del vescovo. E i vescovi, quali successori degli Apostoli,
sono istituiti da Dio, come insegna il concilio Vaticano II: «Chi li ascolta, ascolta
Cristo, chi li disprezza, disprezza Cristo e colui che ha mandato Cristo» (Lumen gentium
n. 20). Il vescovo, come insegnante della verità cattolica, è garante dell’unità della
diocesi, dei suoi sacerdoti e dei suoi fedeli, e ciò solo in sintonia con la comunità
di fede della Chiesa universale, che abbraccia lo spazio e il tempo.
Proseguendo,
ci troviamo dinanzi all’altare. È il centro del duomo. L’altare, vale a dire il luogo
sacro dove viene offerto il sacrificio eucaristico, dove la passione, la morte e la
risurrezione vengono rese presenti ogni giorno di nuovo. «Ecco, io sono con voi tutti
i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20), ha promesso Gesù. Con intensità unica,
la Chiesa gioisce di questa presenza nell’Eucaristia, «fonte e apice di tutta la vita
cristiana» (Lumen gentium n. 11). Tale fonte scaturisce da questo altare e il suo
flusso vivificante da qui si riversa in tutta la diocesi. Inoltre, dinanzi a questo
altare il vescovo impone le mani a quei giovani uomini che invia come sacerdoti nelle
comunità. Qui vengono consacrati gli oli sacri — del Crisma, dei Catecumeni e degli
Infermi — con i quali vengono amministrati i santi sacramenti in tutta l’arcidiocesi.
Davvero questo altare è il cuore di tutta l’arcidiocesi.
Da qui traspare per
noi la natura vera, nascosta della Chiesa. Pur costituendo una comunità composta da
persone, essa è però al tempo stesso un mistero divino. Corpo di Cristo, casa di Dio,
così la chiama la Sacra Scrittura. La Chiesa di Gesù Cristo non è semplicemente un
gruppo d’interessi, un’impresa comune, in breve una forma di società umana, che quindi
potrebbe essere formata e guidata secondo regole secolari, politiche, con mezzi temporali.
Chi viene chiamato al servizio nella Chiesa non è un funzionario della comunità, ma
riceve l’incarico e il mandato da Gesù Cristo, il Capo del suo Corpo mistico. È Cristo
stesso a unire i fedeli in un’unità piena di vita.
Sostiamo poi davanti allo
straordinario monumento funebre dei santi Enrico e Cunegonda, realizzato da Riemenschneider.
In loro incontriamo cristiani per noi esemplari, che dai Sacramenti del Battesimo,
della Confermazione e del Matrimonio hanno ricevuto il mandato e la missione al servizio
del Regno di Dio nel mondo. In questa coppia di regnanti santi, possiate voi, cari
Fratelli e Sorelle, riconoscere che cosa significa vivere come cristiani nel mondo
e plasmarlo secondo lo spirito di Cristo. Dalla tomba della coppia imperiale, come
anche da quella di re Corrado III, proviene per voi un appello a fare ascoltare la
Parola del Vangelo in famiglia, nella professione, nella società, nell’economia e
nella cultura e di modellare le realtà terrene secondo il suo spirito. Infine,
il vostro duomo custodisce la tomba di Papa Clemente ii, che anche dopo la sua elezione
a Successore di Pietro voleva rimanere vescovo di Bamberg, dando così una notevole
prova dell’unità di Bamberg con Roma. Anche da questa tomba proviene un messaggio.
È un’eco di quelle parole che, un tempo, il Signore ha detto a Pietro e, attraverso
la sua persona, a tutti i suoi successori: Pietro, «su questa pietra edificherò la
mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa» (Mt 16, 18). Tali
parole ricordano che la vostra arcidiocesi di Bamberg è costruita su questa pietra.
Nella stretta comunione con il Successore dell’Apostolo Pietro e della Chiesa universale
troverete, anche nell’attuale crisi della fede, una certezza di fede e una fiducia
incrollabili. La cattedra del vescovo, l’altare e le tombe dei patroni della vostra
diocesi, nonché di un Papa e di un re, hanno trasmesso il loro messaggio nel nostro
tempo. Lo stesso fanno le forti mura del duomo, che custodiscono questi luoghi sacri.
Sono mura che hanno retto alle tempeste di un millennio. Su di esse si sono infrante
le onde delle ideologie ostili a Dio e agli uomini dello scorso secolo. La casa era
e continua a essere costruita sulla pietra. Infine, ci sono le quattro alte torri
del Duomo Imperiale, che puntano verso il cielo. Indicano la meta del pellegrinaggio
terreno della Chiesa, come dice il motto del giubileo del duomo: «Incontro al cielo».
In tal senso, voglia il giubileo trascinare «verso il cielo» anche la Chiesa a Bamberg,
tutti i fedeli e coloro che visitano il duomo. Conoscere questa casa sulla pietra,
cari Fratelli e Sorelle, può rafforzarvi nella certezza che il Signore non abbandona
la sua Chiesa, nemmeno in futuro, per quanto possa essere difficile. Nella Chiesa,
della quale il millenario duomo è un potente simbolo, anche le generazioni future
di fedeli cattolici troveranno la patria del cuore e protezione.
Possano Maria,
Madre di nostro Signore, che voi chiamate con orgoglio e con gioia duchessa della
Franconia, e i santi patroni della diocesi Enrico e Cunegonda, continuare a stendere
la loro mano protettrice sul duomo, la città, l’arcidiocesi e tutta la Franconia!
Con questo auspicio imparto a tutti voi di cuore la Benedizione Apostolica.
Dal
Vaticano, 3 maggio 2012, festa degli Apostoli Filippo e Giacomo