In oltre 100 città europee la manifestazione " Insieme per l'Europa": per raccontare
il contributo dei cristiani al bene comune
La bandiera azzurra dell’Unione europea ai piedi del Campidoglio insieme a testimonianze,
canti e danze per dire ad una voce, quella dei cristiani, che un’Europa della fraternità
è possibile anzi è già realtà. Questa la cornice in cui si è svolta a Roma ieri pomeriggio
la quarta edizione di Insieme per l’Europa, in contemporanea con Bruxelles e altre
130 città del continente. Protagonisti oltre 300 movimenti e comunità di diverse confessioni
cristiane. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Occorre costruire
e rinforzare ogni giorno tra gli europei la filosofia della relazione, l’importanza
del nostro prossimo. So che anche voi siete a questo sensibili. Così nel suo messaggio
da Bruxelles il presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy a chiusura di una
manifestazione che ha unito i cristiani del Continente nel dare speranza. E la speranza
è nel valore dell’"insieme" che risolve, è nella dimensione comunitaria che arricchisce,
ha detto Maria Voce presidente del Movimento dei Focolari da Bruxelles. E questo hanno
testimoniato le voci a Roma: come Samuel Kpoti pastore evangelico che, con
diverse iniziative, promuove l’incontro di bambini e giovani di diverse fedi e culture:
“Dobbiamo
sempre rimanere aperti e imparare dall’ altro. Insieme si cresce e dobbiamo crescere
insieme”.
O come Salvatore che con la moglie Sara ogni giorno a
Roma prova a sanare una delle emergenze dell’Europa di oggi, le famiglie sole e in
crisi, con la Tenda di Abramo una realtà di famiglia aperta:
“Abbiamo deciso
di avviare una nuova attività concreta che ha portato alcuni di noi a lasciare la
propria casa, la propria terra, il proprio lavoro, ma insieme, così da creare una
famiglia allargata che accoglie famiglie in difficoltà”.
“C’è voglia di
ridimensionarci per rassicurarci, di recuperare i confini. Ma è un illusione. La grande
parte dei paesi europei non potrà affrontare da solo le sfide globali” ha affermato
Andrea Riccardi tra i fondatori della Comunità di sant’Egidio da Bruxelles. Solitudine
e mancanza di speranza vanno contrastate. I tempi, ha detto Riccardi, sono difficili
ma si può ancora cambiare : deve risorgere un senso del comune destino, debbono rinascere
reti sociali. Occorre rileggere la funzione della finanza e la natura dell’impresa.
E c’è qualcuno che già lo fa, come Ricardo, messicano che gestisce un Istituto
di ricerca e promozione dell’etica rivolto a banche e aziende:
“Secondo
noi profitto e dignità della persona umana devono essere collegati. La nostra proposta
è che le aziende modifichino il modo di gestirsi così da essere non solo redditizie,
ma da avere impiegati molto più soddisfatti e impegnati”.
Dunque un’ Europa
solidale unita e accogliente è possibile e nessuno di noi è escluso dalla responsabilità
di contribuirvi.”Non ci si può congedare dalla storia” come ha detto Benedetto XVI.