Elezioni in Algeria: vince il "blocco laico", sotto le attese i partiti islamici
Netta affermazione del Fronte di Liberazione Nazionale e del Raggruppamento nazionale
democratico alle elezioni politiche in Algeria. Il "blocco laico" vicino al presidente
Bouteflika conquista la maggioranza assoluta dei seggi - 288 su 462 – e si appresta
a governare nel segno della continuità. Male i partiti d’ispirazione islamica dell'Alleanza
verde che contestano il risultato finale, ma per gli osservatori internazionali il
voto si è svolto regolarmente. Per un’analisi dell’esito delle elezioni in Algeria,
Marco Guerra ha sentito Luciano Ardesi,esperto di Nord Africa:
R. - Il voto
premia lo status quo, cioè il Fronte di liberazione nazionale, il partito che dall’indipendenza
- esattamente 50 anni fa - domina la vita politica del Paese. I commentatori dicevano
che quest’anno sarebbe stata la volta buona per un ricambio politico, attraverso l’affermazione
dei partiti fondamentalisti. Così non è stato, e bisogna dire che nei giorni precedenti
al voto, il Fronte di liberazione nazionale aveva manifestato la certezza della vittoria.
D.
- Dopo i successi di Egitto e Tunisia, i commentatori parlano di una brusca frenata
dei partiti confessionali in Nord Africa. Perché?
R. - Il fatto è che il popolo
algerino ha già sperimentato, da molti anni, l’ondata fondamentalista, quando nel
1991, il Fronte islamico di salvezza, vinse le elezioni poi annullate al quale poi
seguì un decennio di attentati. Sembrerebbe che la popolazione sia rimasta "vaccinata"
da quell’esperienza, e non voglia più ripetere quegli anni dolorosi. Quindi, si è
ben guardata dal votare in massa per quei partiti, che per quel poco che avevano governato
in Algeria prima dell’annullamento del voto del 1991, non avevano certo dato una buona
prova di sé.
D. - Perché la "primavera araba" ha avuto esiti diversi in Algeria,
nonostante sia uno dei primi Paesi dove si era manifestata la protesta?
R.
- Gli algerini danno questa spiegazione: “Noi la primavera l’abbiamo già fatta, vent’anni
fa quando nel 1998 ci fu una protesta popolare che aprì il campo politico al multipartitismo”.
Loro considerano, in qualche modo, di aver già fatto la loro primavera in quell’autunno
del 1998. Fra l’altro esiste una libertà di stampa relativamente buona, rispetto ad
altri Paesi, anche prima delle "primavere arabe". Però, non c’è una dinamica politica
vera e propria. Lo stesso Fronte di liberazione nazionale non ha al proprio interno
una dialettica democratica come un partito moderno.
D. - Per i Paesi della
sponda nord del Mediterraneo, cosa significa questo risultato, come va letto?
R.
- Il quadro politico generale rimane lo stesso. Il Paese mostra una certa solidità
e sicurezza, e questo fa pensare che i rapporti tra Europa e Algeria, continueranno
sulla falsa riga dei rapporti intrattenuti fino ad adesso, cioè grandi scambi economici,
meno sul piano sociale, culturale, dove le istituzioni ingessano, ancora purtroppo,
almeno una parte della società civile.
D. - Cosa c’è da aspettarsi per il futuro
prossimo dell’Algeria?
R. - Per avere un’idea di che cosa accadrà nel futuro
dell’Algeria, bisogna attendere le elezioni presidenziali del 2014, quando il presidente
Bouteflika, probabilmente non si ricandiderà. Allora avremo una nuova figura al potere,
e il presidente nella vita politica dell’Algeria ha sempre contato molto di più del
parlamento. Quindi forse la vera sfida è rinviata ancora per qualche tempo.