2012-05-11 15:17:43

Rom e Sinti in Italia, superare pregiudizi e discriminazioni


Rom, Sinti e Camminanti in Italia sono circa 200mila. Le condizioni in cui vivono e il riconoscimento della loro identità e cultura sono molto problematiche. A sottolinearlo è un’indagine conoscitiva svolta dall’Opera Nomadi, associazione di volontari volta a promuovere la comprensione e all'accoglienza dei diversi, presentata a Roma insieme a Migrantes e la Società italiana medicina migrazioni. Il servizio di Irene Pugliese:RealAudioMP3

Sono stati definiti la minoranza più numerosa dell’Unione Europea, ma in Italia rappresentano solo lo 0,3 percento della popolazione. Sono meno di 200mila, ma non esiste alcuna norma che preveda e disciplini l’inclusione e il riconoscimento delle popolazioni Rom nella società civile. Il grido di allarme proviene dall'Opera Nomadi che ha svolto un’indagine conoscitiva sulla situazione di queste popolazioni in Italia. Al centro della relazione, la discriminazione razziale, l’habitat e la questione principale del lavoro. Suor Etra Modica è la responsabile ufficio mobilità etnica dell’Usmi, l’Unione superiore maggiori d’Italia:

"Bisogna partire proprio da quello che loro hanno come stile di vita, che è poi quello dei piccoli raccoglitori o della raccolta del ferro. Ci sono adesso dei buoni progetti che stanno iniziando – portati avanti anche da Migrantes – perché diventino attività lavorative, quindi una forma di riscatto ed una forma anche di integrazione".

Sono molte le informazioni sbagliate che circolano su queste popolazioni. Sono pochi gli italiani a sapere che la maggior parte di loro sono ormai diventati stanziali. Pochi a sapere che la metà dei Rom sono cittadini italiani e che sono un popolo di giovanissimi: il 60 per cento ha meno di 18 anni e il 47 per cento ha tra i 6 e i 14 anni, l’aspettativa di vita è bassa, l’età media si aggira sui 40/50 anni. Ed è solo andando oltre al pregiudizio e lavorando a stretto contatto con loro che si ottengono i risultati sperati. Ancora suor Modica:

"Molto spesso le istituzioni si occupano dei Rom, ma non c’è questa partecipazione, questo loro protagonismo. Invece le religiose, li hanno sempre resi attivi, protagonisti della loro storia, delle scelte, nelle risoluzioni dei conflitti, questo essere proprio 'con' Rom e Sinti. Se c’è un trattamento di parità - dove noi siamo uguali, dove non sei l’estraneo, pur portando una cultura che può rimanere 'estranea' se non la conosciamo - la condivisione è paritaria ed il loro coinvolgimento è diretto. Poi naturalmente l’integrazione passa per le strade che valgono anche per noi: la scuola, il rispetto delle regole, il lavoro... soprattutto questo, trovare con loro soluzioni".

Ma la risoluzione del problema dell’integrazione e di quello lavorativo non può che partire dalla questione abitativa, come spiega Carlo Stassola, delegato della Fondazione Migrantes:

"Il passaggio verso un lavoro può passare solamente attraverso un superamento del campo, quindi le politiche lavorative possono essere fatte, se accompagnate da politiche di superamento del campo. Se questo viene fatto – insieme a politiche di inserimento scolastico, di superamento di quelli che sono i pregiudizi e gli stereotipi dei Rom – si possono conseguire, come in altri Paesi – pensiamo alla Spagna – dei successi".







All the contents on this site are copyrighted ©.