2012-05-11 12:04:16

A Roma, la Marcia per la vita per dire ‘no’ alla piaga dell’aborto


Affermare che la vita è un dono di Dio e ribadire la ferma condanna contro la piaga dell’aborto. Queste le finalità della Marcia nazionale per la vita, promossa dal Movimento europeo per la difesa della vita e della dignità umana, che si terrà questa domenica a Roma. Su questa iniziativa si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, la coordinatrice della marcia, Virginia Coda Nunziante:RealAudioMP3

R. - Vogliamo dare un segnale molto preciso alla società civile e al mondo politico italiano: determinate leggi, come la 194, sono leggi che non possono rimanere nel nostro ordinamento giuridico. In questi ultimi trent’anni di Legge 194 - solo per parlare di quella dell’aborto - l’Italia ha avuto più di cinque milioni di vittime: un’intera generazione è scomparsa.

D. - Si tratta di un’iniziativa trasversale, non sarà presente solo il mondo cattolico…

R. - Essendo il tema della vita, oltre che un valore cristiano, un valore naturale, noi abbiamo cercato di coinvolgere le persone di buona volontà. Ed infatti in questo abbiamo trovato una bella risposta: ci sarà in piazza il mondo evangelico e protestante italiano, ci saranno anche gli ortodossi e poi avremo degli atei, i quali ci hanno scritto dicendo: “Noi non crediamo, per cui non condividiamo con voi il valore della fede, però pensiamo che la difesa della vita, sia un valore importante proprio per evitare il suicidio della società”.

D. - Qual è in questo momento, il sentire del movimento pro-vita nel mondo? C’è una tendenza che si sta rafforzando, una presa di coscienza sempre più forte?

R. – Sì, abbiamo partecipato molto spesso a queste marce della vita in America ed anche in Europa. Soprattutto, l’esempio americano è stato determinante perché loro hanno iniziato la marcia immediatamente dopo l’approvazione dell’aborto da parte della Corte Suprema. E in trent’anni di regolari manifestazioni, adesso la tematica dell’aborto è diventato un elemento che incide anche nell’elezione del presidente statunitense. Per cui il capo di Stato americano deve prendere una posizione su questo. Per noi questo è stato un esempio veramente molto importante, perché ci siamo detti: “Se loro con la loro determinazione lo hanno fatto, perché non dobbiamo riuscirci anche noi in Italia?” Chiaramente noi partiamo da zero, poi magari i risultati li avremo tra qualche anno, ma intanto conviene iniziare.







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