"L'Arte in Friuli": tre volumi pubblicati dalla Società Filologica Friulana
Dalle origini al XXI secolo, l’arte in Friuli trova oggi una rassegna completa nei
tre prestigiosi volumi pubblicati di recente dalla Società Filologica Friulana con
il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il sostegno degli
enti locali. L’opera intitolata “Arte in Friuli” è un affascinante viaggio storico-artistico,
riccamente illustrato, a cui hanno contribuito numerosi esperti e si pone come punto
di riferimento nel panorama della cultura locale, permettendo la diffusione a più
ampio raggio della comprensione di beni spesso non adeguatamente valorizzati. Ma come
potrebbe essere definito il patrimonio artistico di questa terra? Adriana Masotti
lo ha chiesto al prof. Paolo Pastres, curatore dell’opera.
R. - Come ha
già detto lei, è un patrimonio decisamente ricco, più di quanto generalmente si pensi,
e che, nonostante negli ultimi decenni ci siano stati tanti interventi per la sua
riscoperta e valorizzazione, credo sia ancora molto da approfondire. Posso accennare
al fatto che, dopo il sisma del 1976, che ha portato tanta distruzione anche per quello
che riguarda i beni culturali, in Friuli c’è stata una forma di rinnovato interesse,
anzi, di nuovo interesse nei confronti del proprio patrimonio, anche attraverso operazioni
di restauro e di catalogazione. Comunque ora, proprio grazie a quest’opera, è uscita
fuori un’immagine abbastanza completa, che mostra un panorama artistico decisamente
molto ampio ed anche importante sul piano europeo.
D. - Quali sono state,
in Friuli, le epoche più feconde?
R. - Direi che certamente è l’età alto-medioevale,
quella dove ritroviamo le opere più importanti. Penso al periodo del IV secolo ad
Aquileia, con una straordinaria produzione di mosaici che, ancora oggi, possiamo ammirare
nei pavimenti della Basilica di Aquileia, una delle opere più importanti per il medioevo
cristiano. Subito dopo, verso il VI e VII secolo, la produzione dei Longobardi, in
particolare a Cividale - che fu capitale del ducato longobardo -, in cui ritroviamo
opere davvero di fondamentale valore per la ricostruzione del medioevo europeo. Più
recentemente, agli inizi del XVIII secolo, a Udine, Giovan Battista Tiepolo realizzò
alcuni dei suoi capolavori, quelli della sua gioventù: sto parlando degli affreschi
nella cosiddetta ‘Galleria degli ospiti’ del Palazzo Patriarcale. E poi, credo che
anche Ottocento e Novecento siano due secoli che vanno un po’ rivalutati, vista la
mole di artisti e di opere che ritroviamo in essi. Penso, ad esempio, al Novecento
e a cosa hanno lasciato i fratelli Basaldella.
D. - Quali altri nomi di artisti
contemporanei può farci?
R. - Il Novecento friulano ha mostrato diversi aspetti
di grande interesse. Da un lato una produzione architettonica di altissimo livello:
penso ad Olivo, a Valle, grandi protagonisti dell’architettura contemporanea. E, certamente,
una produzione di carattere anche pittorico e scultorio davvero importante: i già
citati fratelli Basaldella, Carlo Ciussi e poi personaggi in piena attività come Arrigo
Poz e Giuseppe Zigaina.
D. - C’è un filone particolare e caratterizzante l’arte
in Friuli?
R. - Questa è una domanda a cui è difficile dare una risposta considerando
l’arte dalle origini ai giorni nostri. Credo, però, che forse in Friuli più che altrove,
l’arte di carattere sacro, l’arte religiosa ha avuto un ruolo davvero preminente,
anche per ragioni di carattere sociale, nel senso che la committenza ecclesiastica
era, forse, la più forte per molti secoli. Ritroviamo, quindi, in tutto il territorio
friulano - ed anche nei suoi luoghi meno conosciuti, perfino nei suoi borghi - esempi
di arte sacra che meritano di essere conosciuti, studiati, indagati ed in parte lo
sono anche stati.
“Arte in Friuli” con i suoi tre volumi: “Dalle origini all’età
patriarcale”, “Dal Quattrocento al Settecento” e “Dall’Ottocento al Novecento” costituisce
uno dei progetti più impegnativi che la Società Filologica Friulana ha realizzato
di recente. Sentiamo il vicepresidente del sodalizio, il prof. Federico Vicario:
R.
- Devo dire che, effettivamente, si tratta di una delle realizzazioni editoriali di
maggior impegno che la nostra Società filologica friulana abbia realizzato negli ultimi
anni. Credo sia un’opera destinata a rimanere nella storia della critica d’arte per
il Friuli. Si tratta di un volume illustrato, numerosissime sono le fotografie così
come l’impianto iconografico e di primo livello sono i collaboratori che hanno partecipato
alla stesura dei saggi che sono pubblicati in questi tre volumi. Devo anche dire che
si tratta di un settore, quello della storia e della critica dell’arte, nel quale,
forse, mancavano opere di prospettiva così generale come sono appunto questi volumi
che abbiamo realizzato.
D. - Una parola sulla Società Filologica Friulana…
R.
- La Società Filologica Friulana è stata fondata a Gorizia, nel 1919, all’indomani
della fine della Prima Guerra Mondiale, quando anche la parte goriziana è stata restituita
alla nostra regione e alla patria. E’ un’istituzione culturale riconosciuta non soltanto
dalla regione autonoma come ente primario per la promozione e la valorizzazione della
lingua e della cultura friulana, ma è riconosciuta anche dal Ministero per i Beni
Culturali e questo assicura la qualità del suo lavoro.