Il Papa all’udienza generale: anche nelle prove, mi sento sorretto dalla preghiera
dei fedeli
La preghiera della Chiesa mi sostiene, soprattutto nei momenti difficili: è quanto
affermato da Benedetto XVI stamani all’udienza generale in Piazza San Pietro. Il Papa
ha dedicato la sua catechesi alla prodigiosa liberazione di San Pietro a Gerusalemme,
narrata negli Atti degli Apostoli. Quindi, nel mese di maggio dedicato a Maria, ha
invitato i fedeli a pregare il Rosario. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Come Pietro,
anche il suo Successore trova forza nella preghiera. All’udienza generale, Benedetto
XVI si sofferma sull’ultimo episodio della vita di San Pietro, raccontato negli Atti
degli Apostoli: la liberazione dalla prigionia a Gerusalemme, grazie all’intervento
prodigioso dell’Angelo del Signore. Il Papa sottolinea l’atteggiamento di Pietro:
l’Apostolo è sereno, “si fida di Dio”. E sa che può contare sulla preghiera della
sua comunità. E duemila anni dopo, Benedetto XVI vive la stessa esperienza:
“Anche
io, fin dal primo momento della mia elezione come Successore di San Pietro, mi sono
sempre sentito sorretto dalla preghiera della Chiesa, dalla vostra preghiera, soprattutto
nei momenti più difficili (applausi) Vi ringrazio di cuore. Con la preghiera costante
e fiduciosa, il Signore ci libera dalle catene, ci guida per attraversare qualsiasi
notte di prigionia che può attanagliare il nostro cuore, ci dona la serenità del cuore
per affrontare le difficoltà della vita, anche il rifiuto, l’opposizione, la persecuzione”.
Tranquillità
e fiducia, ribadisce il Papa, sono dunque i due sentimenti prevalenti in San Pietro,
“circondato dalla solidarietà e dalla preghiera dei suoi” e così “si abbandona totalmente
nelle mani del Signore”:
“Così deve essere la nostra preghiera: assidua,
solidale con gli altri, pienamente fiduciosa verso Dio che ci conosce nell’intimo
e si prende cura di noi al punto che – dice Gesù – ‘perfino i capelli del vostro capo
sono tutti contati’”.
Nell’esperienza della prima comunità di Gerusalemme,
avverte ancora, possiamo intravedere che la testimonianza si inaridisce se non è animata,
sorretta e accompagnata dalla preghiera, “dalla continuità di un dialogo vivente con
il Signore”:
“Un richiamo importante anche per noi, per le nostre comunità,
sia quelle piccole come la famiglia, sia quelle più vaste come la parrocchia, la diocesi,
la Chiesa intera”.
E soggiunge che non bisogna lasciarsi dominare dalle
passioni, “dalla dittatura delle proprie voglie, dall’egoismo”, ma imparare a pregare
bene il Signore. E’ questa la testimonianza di Pietro, a Gerusalemme, nella Chiesa
dove è “posto come roccia”:
“Egli sperimenta che nel seguire Gesù sta la
vera libertà, si è avvolti dalla luce sfolgorante della Risurrezione e per questo
può testimoniare sino al martirio che il Signore è il Risorto”.
L’episodio
di Pietro mostra dunque la “forza della preghiera”. L’Apostolo, conclude il Papa,
“si sente tranquillo, nella certezza di non essere mai solo: la comunità sta pregando
per lui, il Signore gli è vicino”:
“La preghiera costante e unanime è un
prezioso strumento anche per superare le prove che possono sorgere nel cammino della
vita, perché è l’essere profondamente uniti a Dio che ci permette di essere anche
profondamente uniti agli altri”.
Al momento dei saluti ai pellegrini, accorsi
numerosi in Piazza San Pietro, il Papa ha rivolto un pensiero ai partecipanti al Convegno
contro la tratta degli esseri umani, promosso da “Giustizia e Pace”. Quindi, ha incoraggiato
l’Associazione umanitaria “Medici con l’Africa Cuamm”, riuniti per il Convegno “sull’accesso
gratuito alle cure per le mamme e i bambini” dell’Africa sub-sahariana. Infine, nel
mese mariano, ha rivolto un invito ai fedeli e in particolare ai giovani:
“Il
mese di maggio richiama la nostra devozione alla Madre di Dio: cari giovani, non disdegnate
di recitare il Rosario, preghiera semplice ma efficace”.