2012-05-09 14:09:17

E il Vaticano andò alle Olimpiadi: nei cinema italiani arriva "100 metri dal Paradiso"


Esce venerdì prossimo nei cinema italiani “100 metri dal Paradiso”, una divertente commedia per le famiglie in cui si immagina la partecipazione della squadra olimpica del Vaticano alle prossime Olimpiadi di Londra. Una storia di vocazione e gli ideali puri dello sport sono alla base dell’entusiasmo del protagonista, un sacerdote che con spirito vivace e qualche gustoso sotterfugio cerca nuovi modi per portare nel mondo la Parola del Vangelo e l’immagine della Chiesa. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

In uno stadio olimpico bastano soltanto cento metri per raggiungere il Paradiso, nella vita molto di più. Ma Raffaele Verzillo non contamina i due piani e dirige soltanto una divertente commedia in cui immagina la squadra olimpica del Vaticano, con le sue tute bianche e gialle, partecipare alle prossime Olimpiadi di Londra. Un oro in quel contesto equivarrebbe, per mons. Angelo Paolini, interpretato dal simpatico Domenico Fortunato, a una visibilità straordinaria per la Chiesa. Così la squadra di sacerdoti, missionari e missionarie, che si allena per l’ambita qualificazione è sostenuta, nel film, niente meno che dal cardinale segretario di Stato, il simpatico Mariano Rigillo. Abbiamo chiesto al regista se ha incontrato difficoltà in questo curioso progetto cinematografico:

R. - Abbiamo iniziato a scrivere in maniera un po’ incosciente: soltanto alla fine del film, quando ci siamo resi conto che avremmo avuto bisogno degli stemmi vaticani, allora ci siamo detti: “Forse potremmo avere qualche problema, perché abbiamo scritto con tanta libertà… Vediamo se il Vaticano accetta questo progetto”. Con nostra grande sorpresa, in Vaticano non solo sono rimasti molto contenti, ma in molti nel vedere il film si sono fatti un sacco di risate…

D. - Si è ispirato a quali personaggi?

R. - Noi siamo partiti da un’idea, che penso possa essere anche concreta: come è successo per il figlio di uno dei due protagonisti - per Tommaso Garrazzi - che all’apice della qualificazione olimpica ha la chiamata, la vocazione… E allora abbiamo pensato: chissà a quanti sacerdoti e a quante suore è accaduta una cosa del genere? Per rendere credibile la ricerca degli atleti delle Olimpiadi, avevamo bisogno che questi sacerdoti avessero un’esperienza di atletica per partecipare alle Olimpiadi: allora abbiamo inventato queste figure di sacerdoti che sono stati ex campioni o ex promesse dello sport e che sono poi diventati sacerdoti o suore.

D. - Pastorale della Chiesa e mondo dello sport: il suo film auspica un impegno comune per il bene della persona...

R. - Io penso che lo sport, comunque, sia un atto spirituale: ogni sportivo, indipendentemente dalla religione che professa, compie - secondo me - un atto spirituale nei confronti di se stesso, nel momento in cui sfida se stesso. Così come la religione mette l’uomo davanti a una serie di domande nei confronti di se stesso, anche lo sport mette l’uomo davanti al superamento dei propri limiti: quindi sì - secondo me - sono due elementi della vita dell’uomo in forte connubio; sono assolutamente uno intrecciato all’altro e comunque uno confrontabile con l’altro.

D. - Chi sarà, secondo lei, più entusiasta del film: la Santa Sede o il Comitato Olimpico Internazionale?

R. - Io mi auguro tutti e due, perché sono le due facce di una stessa medaglia, al centro della quale c’è l’uomo. Importante è che noi lo sport lo intendiamo puro, come espressione di un superamento di un limite umano; così come la religione noi la intendiamo pura... che l’uomo viva la ricerca del divino al suo centro. Spero veramente che siano contenti entrambi!







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