2012-05-08 19:16:55

Napolitano: l'esito delle amministrative deve far riflettere


L’esito delle amministrative deve far riflettere le forze politiche e i cittadini. Così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all’indomani delle elezioni locali. Intanto i partiti fanno i conti: questa sera vertice del Pdl. Il servizio di Debora Donnini: RealAudioMP3

“Di boom ricordo quello degli anni '60 altri non ne vedo”. Così il presidente della Repubblica Napolitano ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano un commento sull'exploit del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo: a Parma il candidato del movimento andrà al ballottaggio. Pronta la risposta di Grillo: Napolitano minimizza il voto. I partiti intanto fanno i conti con la tornata elettorale che ha registrato un calo dell’affluenza alle urne. Il Pdl che ha perso voti si riunisce questa sera; la Lega vince al primo turno a Verona con Tosi ma perde roccaforti nel Nord. Preoccupato Casini anche se il voto non è stato sfavorevole per l’Udc: siamo cresciuti, spiega, ma i voti di Pdl e Lega non li abbiamo presi noi; i moderati sono sotto un cumulo di macerie, aggiunge ribadendo il suo sostegno a Monti. Tiene invece il Pd: a Genova Doria sfiora il 50%. E dalla fondazione Italiafutura di Montezemolo arriva l’appello ad aprire un nuovo cantiere dei moderati. Intanto in Sicilia la regione alla fine smentisce i dubbi sull’interpretazione della legge elettorale confermando le percentuali assegnate ai candidati sindaci dai vari uffici elettorali dei comuni.

Secondo molti osservatori, sono la crescita dell'astensionismo e il successo del "Movimento 5 Stelle" due dei dati più rilevanti che emergono dal primo turno delle elezioni amministrative che si sono svolte domenica e lunedì scorsi in Italia. Di parere diverso è il prof. Luca Diotallevi, sociologo e docente all'Università di Roma tre, vicepresidente del Comitato organizzatore delle Settimane Sociali italiane. Fabio Colagrande lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. – Il dato che mi colpisce di più non è la crisi della politica e dei partiti, ma la crisi dei partiti tradizionali. Prendiamo il dato del partito che sembra essere andato meno peggio degli altri, il Pd. Il Pd quasi in nessun centro significativo riesce a imporre il proprio candidato sindaco, mentre conserva cifre modeste, ma certamente superiori rispetto a quel Pdl. I partiti tradizionali, e l’esempio del Pd mi sembra il più significativo, sono piccoli gruppi di persone che traggono vantaggio dalla spesa pubblica, ma che non riescono più a ricevere un mandato dai cittadini per governare. Questa crisi conosce i più diversi tentativi di soluzione, dall’espressione di un partito ormai tutt’altro che nuovissimo come Tosi a Verona – che però ha amministrato bene e vede confermato il proprio mandato, nonostante quello che stia succedendo alla Lega – a tentativi di ritorno dal passato, tipo Leoluca Orlando, a esperienze nuove tipo quelle di Grillo. Però, attenzione a parlare di antipolitica, crisi dei partiti in generale, il partito serve per competere. Sono i vecchi partiti che sono in crisi tutti, anche quelli che lo sembrano di meno.

D. – In questa prospettiva possiamo leggere anche il crollo del Pdl?

R. - Certamente. Ma guardate che i partiti crescono, muoiono e rinascono con grande facilità. Noi abbiamo due bacini elettorali sostanzialmente equivalenti, uno di riformismo moderato – quello che noi chiamiamo il centrodestra – e un altro, quello del centrosinistra, in cui le posizioni radicali in questo momento sono più forti delle posizioni riformiste. Il centro è sostanzialmente irrilevante e comunque elettoralmente più affine al centrodestra. E’ l'espressione politica di queste due aree che fa fatica, perché quelle tradizionali sono venute meno e non ci si sa riorganizzare. Né quello che si vede in giro sembra poter riempire questo vuoto se non in alcuni ridotti del nord, dove questa funzione è assolta dalla Lega.

D. - Potremmo leggere questo risultato elettorale come una domanda di nuovo?

R. – Certo, ma la politica funziona così. Sempre i cittadini chiedono nuovo. La parte sana della politica sono sempre gli elettori. Io farei fare ai nostri ascoltatori questa riflessione. Se noi prendiamo i risultati del primo turno in Francia e prendiamo i risultati delle elezioni in Grecia di domenica troviamo risultati molto simili. Perché la Francia però ci appare stabile e la Grecia tremendamente in crisi è capace di mettere in crisi tutta l’Europa? Perché il meccanismo elettorale francese, quello del doppio turno – molto simile a quello dei nostri sindaci, non dei consigli comunali – costringe poi gli elettori a scegliere tra due riformisti, Hollande e Sarkozy. Invece, il meccanismo sostanzialmente proporzionale della Grecia, o quello che ci stanno per riconsegnare i partiti dell’alleanza che sostiene Monti, genera invece per i cittadini ingovernabilità e irrilevanza ovviamente per i piccoli gruppi politici, sempre meno dotati di fiducia, capacità di sopravvivere mediando. Allora, la differenza non la fanno i cittadini che sono sempre in cerca di nuovo, ma la fanno i meccanismi che consentono loro di scegliere il meglio o di distribuirsi a caso.








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