2012-05-08 15:47:17

L'eredità di S. Francesco per la nuova evangelizzazione: mons. Eterovic e padre Cantalamessa


“Nuova Evangelizzazione e Carisma Francescano”: se ne è parlato oggi durante una giornata di studio promossa dall’Istituto Francescano di spiritualità in vista del prossimo Sinodo dei Vescovi in programma ad ottobre sul tema: “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. Tra i relatori, mons. Nikola Eterovic Segretario Generale del Sinodo e Padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia. Il servizio di Cecilia Seppia:RealAudioMP3

Dare una risposta adeguata ai segni dei tempi, promuovere una cultura più profondamente radicata al Vangelo: questa è la nuova evangelizzazione secondo i Lineamenta del prossimo Sinodo dei Vescovi, e questa è la sfida per la grande famiglia cristiana, la Chiesa, fatta di Ordini religiosi e di vita consacrata, ma anche di giovani, di laici, di Movimenti ecclesiali chiamati a essere protagonisti di un nuovo modo di annunciare Cristo e a diffondere nel mondo la gioia di essere suoi figli, come sapeva fare San Francesco. Quale dunque il contributo della spiritualità francescana alla nuova evangelizzazione? Padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia:

“Direi che Francesco è un evangelizzatore a tutto campo, basti pensare che si muoveva nell’ambito più popolare immaginabile nei villaggi dell’Umbria, delle Marche del Lazio. Poi, via via, ha spaziato fino ad arrivare in Francia, in tanti luoghi, e ha iniziato anche il dialogo interreligioso perché Francesco è il primo che è andato a parlare con il sultano d’Egitto in termini amichevoli, non di crociata. Quindi, per noi francescani è un’ispirazione e credo che il nostro contributo oggi sia quello di rimettere al centro di tutto questo sforzo non un’idea, non una strategia, ma la persona di Gesù Cristo: Gesù Cristo è la spiegazione di tutto, di Francesco, la sorgente da cui è venuto tutto, il suo rinnovamento personale, la sua azione, l’Ordine che ha fondato. C’è bisogno più di quanto noi pensiamo di rimettere al centro dell’evangelizzazione la persona di Gesù Cristo, non una memoria storica, ma una persona, il Gesù vivo, risorto, quello che si conosce solo nello Spirito Santo. Non sembra, ma Gesù Cristo è emarginato dal discorso attuale: nel dialogo con la scienza Gesù è assente, perché la scienza si occupa di un creatore, se il mondo è frutto del caso o di un disegno. Gesù è assente nel dialogo o la filosofia che si occupa di concetti metafisici, non di personaggi storici e naturalmente è assente nel dialogo interreligioso perché è la cosa che divide, mentre la fede cristiana è fede in Gesù Cristo morto e risorto. Francesco ci aiuta a fare sì che il movente taciuto o espresso di tutto sia Gesù Cristo”.

Come Francesco 800 anni fa, così i giovani francescani in particolare devono sentire loro il mandato del crocifisso di San Damiano: “Va’ e ripara la mia casa”, con il coraggio dei primi cristiani ma non senza aver fatto una profonda esperienza di Dio. Prof. Paolo Martinelli, Preside dell’Istituto Francescano di Spiritualità.

“Credo che l’importanza della presenza dei giovani sia come l’autenticità di prendere immediatamente contatto con la domanda che sta nel cuore dell’uomo. Credo che la gioventù, come diceva il beato Giovanni Paolo II, prima di essere un momento della vita è una condizione esistenziale, è un modo di sentire la vita, quindi il riferimento ai giovani è essenziale per ritrovare la freschezza della domanda di senso e di significato. Credo che sia veramente una grande e salutare provocazione, quella della nuova evangelizzazione, perché uol dire proprio non dare per scontata l’esperienza della fede,cioè che l’incontro con Cristo corrisponde ai desideri più profondi che l’uomo ha dentro di sé. E Credo che gli Ordini religiosi, le grandi comunità, le grandi spiritualità di fronte al tema della nuova evangelizzazione possono ritrovare ciò che di meglio c’è nella propria storia proprio come possibilità di fare esperienza di come Cristo possa rinnovare la vita dell’uomo”.

Compito dei cristiani davanti alla nuova evangelizzazione è portare speranza e fare autocritica, essere uniti nel trasmettere la Parola di Dio, accettando di confrontarsi anche con l’ateismo più aggressivo o la secolarizzazione estrema. Quali gli scenari dove deve operare l’evangelizzazione del Terzo Millennio? Mons. Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei Vescovi:

“Nei Lineamenta sono stati indicati vari scenari come la secolarizzazione, l’emigrazione, la sfida dei mass media, lo scenario economico in questo momento della crisi globale, lo scenario politico, però in modo particolare lo scenario antropologico, perché di fronte alla visione cristiana dell’uomo, creato all’immagine di Dio, oggi vengono proposte anche altre visioni riduttive dell’uomo che vorrebbero in qualche modo privarlo della trascendenza e a nostro avviso dell’aspetto essenziale dell’essere uomo creato per amare Dio e amare il prossimo e realizzarsi nella comunione con gli altri. Poi, c’è anche lo scenario religioso che possiamo dividere in scenario ecumenico e dunque il dialogo con le Chiese e le comunità cristiane che grazie a Dio dopo il Vaticano II ha dato molti frutti. Poi, anche, l’altro aspetto è il dialogo interreligioso basti pensare al dialogo della Chiesa cattolica con le grandi religioni non cristiane del mondo, pensiamo in modo particolare all’islam in alcuni paesi del Medio Oriente ma anche in altri Paesi dell’Asia e dell’Africa e che è molto attuale anche nei nostri Paesi occidentali”.

Dunque, trasmettere, riportare la fede, anche sull’esempio di Francesco e di tanti altri Santi, ma anche di famiglie, educatori ed evangelizzatori che siano credibili in questo, testimoni in prima persona del Vangelo che ha bisogno di radicarsi in modo nuovo in un mondo diverso.







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