I "vip" e la fede nell'ultimo libro di padre Vito Magno "Anche loro, inquieti cercatori"
“Anche loro, inquieti cercatori” è il titolo del nuovo libro di padre Vito Magno,
edito da Messaggero Padova e RaiEri, che raccoglie più di cento interviste a uomini
e donne del mondo della cultura, dello spettacolo e della religione. Tra questi, anche
l’allora cardinale Joseph Ratzinger. Padre Vito Magno ne parla al microfono
di Rosario Tronnolone:
R. – Quella
è un’intervista che io feci nel 2002: si parlava della Chiesa e del futuro, anche,
della Chiesa. C’erano state anche simpatiche battute che il lettore ritroverà nel
libro. Com’è nata questa idea? Sì, posso partire da una battuta, da Celentano che
40 anni fa cantava: “Neanche un prete per chiacchierare…”. Con lui non sono ancora
riuscito, purtroppo, a chiacchierare, però con tanto personaggi famosi, sì. Si tratta
di cantanti, di attori, intellettuali, scienziati, politici, ecclesiastici, calciatori,
poeti e altri ancora. Nella mia vita sono stato sempre curioso di capire quanto una
persona famosa conti davvero. Ricordo una frase di Niccolò Machiavelli, che diceva:
“Ognuno vede quello che tu appari, pochi sentono quello che tu sei”. E ciò che appare
di una persona, purtroppo, è solo la punta di un iceberg. Perciò ho cercato, questa
volta, più da sacerdote che da giornalista, di scoprire l’altra faccia dei personaggi,
la faccia dell’anima, della coscienza, quella che sfugge ai pettegolezzi, al gossip
delle riviste patinate. E la mia fatica è stata allora quella di portare i famosi
a guardarsi dentro e scoprire che senso danno alla loro vita, al mistero che li circonda.
D.
– E nel corso di queste interviste, ha trovato la fede dietro a queste apparenze dei
personaggi che ha intervistato?
R. – Direi di sì, nella maggior parte dei casi.
Le risposte sono tanto più interessanti in quanto provenivano da persone che solitamente
sono intervistate su tante tematiche ma ben lontane da quelle spirituali. E così,
dalle 1.500 domande e risposte che costituiscono una mini-inchiesta sul senso della
vita e sul rapporto dell’uomo con Dio, io direi che un buon 80 per cento dei famosi
sono credenti – poi ci sono anche le statistiche, in genere, prodotte dagli istituti
che di questo si occupano – anche se direi che sono poco praticanti, e anche se la
loro religiosità è fortemente marcata da individualismo. Molti, per esempio, riconoscono
di avere una fede vacillante. Alcuni dicono di essere non credenti, salvo poi a cadere
in contraddizione nell’analizzare le loro idee, le loro opere. Lì si vede chiaramente
che risentono della cultura cristiana in cui vivono. Tutti però riconoscono l’utilità
della fede, e quindi verrebbe di dire, con le parole di Benedetto XVI, che il non
credente inquieto è più vicino a Dio del cristiano di routine.