Filippine: soddisfazione dei vescovi per la crescita demografica nel Paese
La crescita economica delle Filippine è legata alla crescita demografica: così, nei
giorni scorsi, il presidente del Paese, Benigno Aquino, si è espresso nel corso del
Consiglio dei ministri. Un’affermazione salutata con soddisfazione dalla Conferenza
episcopale locale, in prima linea nella difesa della vita sin dal concepimento e risolutamente
contraria al Reproductive Health Bill, sul quale, nel Paese, è in corso un ampio dibattito
da diversi anni. Il testo, attualmente in discussione in entrambe le Camere del Congresso,
rifiuta l’aborto clinico, ma promuove un programma di pianificazione familiare, invitando
le coppie a non avere più di due figli, sanziona l’obiezione di coscienza di medici
e operatori sanitari e favorisce la sterilizzazione volontaria. In questo contesto,
quindi, le parole del presidente Aquino riscontrano il sostegno dei vescovi: per padre
Melvin Castro, segretario della Commissione episcopale per la famiglia e la difesa
della vita, il fatto che il governi adotti un approccio più conforme agli insegnamenti
“pro-vita” della dottrina sociale della Chiesa “non è niente di meno di un miracolo”.
Dal suo canto, mons. Teodoro Bacani, vescovo emerito di Novaliches, si dice felice
perché “i dirigenti del Paese, alla fine, realizzano che una crescita demografica
è un bene per l’economia nazionale”. Sulla stessa linea anche mons. Camilo Gregorio,
vescovo di Batanes, che sottolinea: “Non si può che essere soddisfatti per il fatto
che il governo percepisca così le cose”. Tuttavia, aggiunge, “è importante continuare
a condurre campagne discrete, ma risolute, a favore delle politiche “pro-vita”. Quindi,
il presule rimanda alla lettera che la Conferenza episcopale delle Filippine ha pubblicato
il 31 gennaio 2011, con il titolo “Scegliere la vita, rifiutare la legge sulla salute
riproduttiva”: nel documento, i vescovi scrivono che le politiche di controllo delle
nascite non sono il modo migliore per lottare contro la povertà, le cui cause si riscontrano
non in un’ipotetica sovrappopolazione, ma “in alcune scelte errate in materia di sviluppo,
politiche economiche mal progettate, in un contesto in cui predominano l’avidità,
la corruzione, le disuguaglianze sociali, il mancato accesso all’educazione, la carenza
di servizi economici e sociali e infrastrutture insufficienti”. (I.P.)