Fede e cinema: a Roma incontro con Ermanno Olmi alla Chiesa degli Artisti
“In dialogo: fede e cinema”. È il titolo dell’incontro, svoltosi ieri a Roma, nella
Basilica di Santa Maria in Montesanto - Chiesa degli Artisti, organizzato dall’Ufficio
comunicazioni sociali del Vicariato, in collaborazione con il Cortile dei Gentili
del Pontificio Consiglio per la Cultura. All’evento, che rientra nel progetto “Una
porta verso l’infinito. L’uomo e l’Assoluto nell’arte”, hanno preso parte il regista
Ermanno Olmi, padre Virgilio Fantuzzi, critico cinematografico de "La Civiltà cattolica",
padre Laurent Mazas, direttore del Cortile dei Gentili, e il giornalista Raffaele
Luise. Sul dialogo tra fede e cinema, Giada Aquilino ha intervistato padre
Virgilio Fantuzzi:
R. – Il tema
dell’incontro di ieri sera era proprio questo: cinema e fede. Ermanno Olmi ha iniziato
a dire ciò che pensa di questo rapporto, parlando della fede. Lui è un credente, è
noto come regista cattolico. Olmi è un cristiano che fa cinema, è un cristiano nella
vita, vive una sua vita di fede in maniera concreta. E ieri, a Santa Maria in Montesanto,
Olmi ha reso - a mio avviso - una bellissima testimonianza della propria fede. Quindi,
più che parlare di cinema e fede in astratto, è stata la professione di fede di un
uomo di cinema che poi mette la vita davanti al suo cinema: il cinema è in funzione
della vita e non viceversa.
D. – Come punto di riferimento, c’è stato il film
di Olmi “Il villaggio di cartone”, dedicato al tema della carità nell’accoglienza
agli immigrati, ai “diversi”, di una Chiesa quindi che si spoglia di tutto per accogliere
l’immigrato. Che immagine ne emerge della Chiesa e dell’accoglienza?
R. – Considero
questo film come una attualizzazione della Parola del Vangelo. Una volta qualcuno
ha chiesto a Gesù: chi è il mio prossimo? E Gesù ha risposto: “Un uomo scendeva da
Gerusalemme a Gerico”… è la parabola del Buon Samaritano. Il Buon Samaritano di oggi
è quello che dedica la propria attenzione, le proprie cure agli ultimi della Terra.
Il film è ambientato in una chiesa sconsacrata, abbandonata – si presume che sia in
Italia meridionale – in un posto vicino al mare. E lì arrivano gli immigrati, gettati
dagli scafisti sulla riva del mare. Persone che hanno superato tanti rischi prima
di arrivare, che sono ricercati dalla polizia per essere rimandati al loro Paese.
E a questo punto siamo ai nostri giorni: c’è qualcuno che proprio per il suo ruolo
– perché sacerdote, delegato a rappresentare Gesù - cosa fa? Cosa farebbe Gesù ai
nostri giorni, trovandosi in una situazione del genere? Basta aprire il Vangelo e
in quei passi c’è scritto esattamente ciò che farebbe Gesù, ciò che Gesù suggerisce
di fare ai suoi seguaci. E il film trasferisce tutto questo all’interno di una parabola.
E’ un film molto bello, espressivo, a questo livello. Diciamo che il film non ha avuto,
da parte del pubblico, il successo che avrebbe meritato e questo perché si direbbe
che il pubblico odierno sia in realtà distratto da altri elementi, da altri fattori.
D.
– Tutto nasce da una burrasca vista come “un fatto liberatorio”, dice Olmi. Ci si
libera da cosa?
R. – Se c’è bisogno di liberarsi di qualche cosa, c’è bisogno
di liberarsi dai pregiudizi che ci fanno considerare gli altri come persone lontane
e quindi non degne della nostra attenzione.
D. – Quello dell’immigrazione è
un tema ricorrente, oggi, nel cinema?
R. – Certo, sì. Oltre al film di Olmi
“Il villaggio di cartone”, c’è anche un film recente di Emanuele Crialese che si chiama
“Terraferma”, che tratta l’argomento dell’immigrazione. Stupisce che proprio al centro
di entrambi i film ci sia un episodio particolare. E’ la storia di due ragazzine africane
che - nei precedenti soggiorni nei campi profughi nell’Africa del Nord, dove sono
state trattenute per mesi - hanno subito una violenza sessuale e quindi arrivano sulle
sponde italiane in stato di avanzata gravidanza e partoriscono un bambino proprio
lì. In Olmi, più esplicitamente, questa nascita diventa una natività: cioè, vedere
la nascita di ogni uomo come una riproposta della nascita di Gesù.