Messa del cardinale Saraiva Martins per i 37 anni dalla morte del cardinale Mindszenty
Il cardinale José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione delle Cause
dei Santi, ha presieduto ieri sera a Roma, presso la Chiesa di Santo Stefano Rotondo
sul Celio, una Santa Messa in occasione del 37.mo anniversario della morte del Servo
di Dio cardinale József Mindszenty, perseguitato prima dai nazisti e poi dai comunisti.
La celebrazione eucaristica è stata organizzata dalla Comunità degli ungheresi di
Roma con l’Ambasciata d’Ungheria presso la Santa Sede, il Pontificio Istituto Ecclesiastico
Ungherese e la Fondazione di Santo Stefano. La collega Marta Vertse ha chiesto
al cardinale Saraiva Martins se ai tempi della sua ordinazione sacerdotale
a Roma, nel 1957, fosse a conoscenza di quanto stesse accadendo al cardinale Mindszenty
in Ungheria:
R. - Certamente
io ero informato di quello che avveniva in Ungheria. Anche perché l’Ungheria è un
Paese che mi è stato sempre caro. Io ho seguito abbastanza bene gli avvenimenti tristi
che coinvolgevano la Chiesa in questo Paese, quindi ho avuto l’occasione di conoscere
bene la situazione e di ammirare anche il cardinale Mindszenty. Certamente è stato
una grande personalità non solo dell’Ungheria, ma anche della Chiesa cattolica. Un
vero modello di pastore per il suo coraggio straordinario, per le sue convinzioni
profonde, per quella tenacia nella difesa dei valori della Chiesa, dei valori del
Vangelo, dei valori del cristianesimo. Certamente per me è stata una grande personalità
storica, non soltanto civile ma anche direi per noi uomini di Chiesa.
D. -
Eminenza, il cardinale Mindszenty è stato completamente riabilitato sia giuridicamente
che moralmente. Questo fatto influisce in qualche modo sulla sua Causa di Beatificazione?
R.
- Certamente questa riabilitazione, oltre ad essere una cosa meritata, mette fine
ad una storia molto triste, alla grande sofferenza subita dal cardinale Mindszenty.
Questa riabilitazione nell’ordine giuridico, nell’ordine morale, nell’ordine politico
è stata un grande avvenimento. Per quanto riguarda i suoi effetti sul processo di
Beatificazione, devo dire che la Congregazione delle Cause dei Santi studia approfonditamente
il candidato seguendo la verità storica dei fatti. E questa verità dei fatti viene
fuori naturalmente studiando la documentazione relativa a questi eventi. Perciò direi
che di per sé questa riabilitazione non influisce: è un dato molto positivo e viene
eventualmente a confermare la linea della Chiesa, il pensiero della Chiesa sulla personalità
del cardinale Mindszenty, e magari è una conferma.
D. - Lui veniva chiamato
il cardinale d’acciaio, intrepido difensore della fede. Che cosa può significare per
l’Europa di oggi?
R. - Il cardinale Mindszenty è un modello di fede per la
società di oggi. In una società in cui l’indifferenza religiosa si espande sempre
di più, una società in cui si ignorano sempre di più i valori umani e religiosi, i
valori cristiani, allora certamente il cardinale Mindszenty è un modello di attualità
straordinaria e non soltanto per la Chiesa di oggi, ma per la società tutta. Certi
valori umani e certi valori cristiani in fondo si identificano. Non dobbiamo separare
mai troppo questi due aspetti: valori umani e cristiani. Il cardinale Mindszenty è
un modello per i cristiani ma anche per la società. Perché i valori umani e cristiani
sono inseparabilmente uniti. Tutto ciò che autenticamente umano è già originariamente
cristiano. E tutto ciò che è originariamente cristiano è già autenticamente umano.
I Santi sono dei modelli di santità ma anche di umanità. I Santi sono quegli uomini
che vivono in pienezza la loro umanità.
D. - Eminenza, è una questione cruciale,
a proposito del cardinale Mindszenty, la sua obbedienza. E’ stato provato senza nessun
dubbio che ha sempre obbedito a Papa Paolo VI?
R. - Sì, è una delle caratteristiche
del cardinale Mindszenty. Certamente nello studio della documentazione a lui relativa,
per la futura Beatificazione, viene messa in rilievo questa obbedienza alla Chiesa.
Perché per lui la Chiesa non è una società qualsiasi. La Chiesa per Mindszenty era
naturalmente lo stesso Cristo, che incarnato in una comunità di fede, speranza e di
amore, continua la sua missione di salvezza tra gli uomini dopo la sua dipartita dal
Padre. E lui obbediva alla Chiesa, ben sapendo che obbedendo alla Chiesa, obbediva
a Cristo. La Chiesa è il Corpo mistico di Cristo, è lo stesso Cristo che continua
ad essere presente nella storia.