Don Di Noto: coraggio e verità del Papa ci spronano a difendere l'infanzia
Ieri l'Italia ha celebrato la Giornata nazionale contro la pedofilia. Allarmanti sono
i dati segnalati da don Fortunato Di Noto, presidente dell’associazione Meter, con
una crescita esponenziale sul web di siti pedo-pornografici. Don Fortunato era presente
ieri in Piazza San Pietro per partecipare con i suoi associati al Regina Coeli presieduto
da Benedetto XVI. Qual è il significato di questa presenza? Fabio Colagrande
lo ha chiesto allo stesso don Fortunato Di Noto:
R. – E’ il segno
visibile della nostra attenzione ai bambini, perché la Chiesa ama i bambini. Dicendo
Chiesa, ciò significa che anche il Santo Padre è amico dei bambini e di conseguenza
partecipando al Regina Coeli nella preghiera e non solo nella preghiera, ma
come segno visibile in una società a volte distratta, noi vorremmo ribadire che non
possiamo tacere, non possiamo rimanere in silenzio. Dbbiamo operare in una carità
creativa, inventiva, capace di incidere nel cuore delle persone a volte indifferenti
o anche delle persone che, ahimé, fanno del male ai bambini, indiscriminatamente.
La nostra presenza vuole essere veramente una presenza discreta, silenziosa ma potente,
perché suscitata anche dall’azione dello Spirito Santo che ha ormai coinvolto migliaia
di parrocchie, migliaia di persone. Questo è fondamentale, per noi.
D. – Negli
anni passati, Benedetto XVI vi ha salutati, ha incoraggiato la vostra iniziativa.
Un Pontefice particolarmente impegnato proprio per combattere questa piaga anche all’interno
della Chiesa…
R. – Credo che scopriremo sempre di più la grandezza di Benedetto
XVI per aver, con paternità, con fermezza e lucidità, affrontato veramente il problema.
Un problema che non è legato solo allo scandalo con il quale alcuni sacerdoti hanno
macchiato il volto bello della Chiesa e quindi il volto stesso di Cristo e così i
bambini stessi coinvolti in questo turpe abuso. Credo che l’intenzione non sia solo
quella, ma sia anche nel dire che la Chiesa, nata dalla Croce di Cristo – nata in
un certo senso da un Bambino “crocifisso” – ancora ribadisce la forza pedagogica,
la forza risanatrice di un possibile cammino di redenzione e di liberazione. La forza
del nostro Pontefice è la forza che nasce veramente dalla verità: è una verità che
ci sta rendendo liberi, è la verità che afferma che il sacerdozio è un dono straordinario,
grande, che non possiamo assolutamente strumentalizzare per alcun fine, se non soltanto
per ribadire la bellezza di una fede che può generare nuovi uomini, nuove donne. Soprattutto
attraverso i bambini, la Chiesa si sta totalmente rinnovando.
D. – La Giornata
che stiamo celebrando quest’anno per la sedicesima volta: come nasce ad Avola, nel
1995?
R. – Nasce per diversi episodi. Il primo, perché noi ci eravamo occupati
della pedofilia già alla fine degli anni Ottanta, e quindi era un’esperienza ormai
già consolidata. Dall’altra parte, erano accaduti dei fatti – il suicidio di un minorenne,
di un tredicenne uccisosi con una corda al collo – e poi anche altri episodi di bambini
vittime di abusi che venivano a raccontarci di aver subito “delle cose” fatte dai
grandi. Ma oltre a quello, dovevamo dare una risposta sociale e culturale al fenomeno
della “normalizzazione” della pedofilia, perché già allora delle “lobbies” pedofile
e culturali avevano avanzato l’idea di normalizzare il problema, da cui la nascita
di movimenti pedofili, di fronti di “liberazione” pedofila, di partiti pedofili che
sostenevano questa idea. Allora, come contrastare tutto ciò? Soltanto con una protesta,
una denuncia? No. Pensammo di creare due momenti importanti. Quello commemorativo,
perché noi siamo cristiani e crediamo alla fede e crediamo anche alla forza della
preghiera, alla forza di una riflessione che nasce dal Vangelo. Dall’altra parte,
creare una forza sociale che ci consentisse di incidere con il nostro modo di agire
corretto, esemplare, con l’impegno di dare una nuova visione della difesa e della
tutela dell’infanzia. Certo, oggi sono passati 16 anni e credo che in questo arco
di tempo abbiamo fatto tanto. Poi, si sono aggregate altre realtà: istituzionali,
non istituzionali, iniziative private, laicali… Ma quello che è importante è aver
dato il “la” che ci ha permesso di far sì che questa Giornata sia diventata un appuntamento
nazionale e internazionale. Quest’anno, hanno aderito anche dal Camerun, dalla Moldavia,
dall’Australia, dalla Somalia… Ciò significa che un carisma, e quindi una celebrazione,
che a sua volta diventa un appuntamento di riflessione, può diventare l’occasione
per cui tutto il mondo può riflettere sul fatto che dobbiamo fare ancora di più per
l’infanzia, sempre di più, con coraggio, senza tirarci indietro e soprattutto con
grande equilibrio.