2012-05-05 14:16:59

Convegno di “Scienza e Vita”. Lucio Romano: la ricerca comunichi con semplicità


Usare tutti i linguaggi, non solo tecnici ma anche poetici, saper parlare ai cuori e non solo alle intelligenze. E’ questa “l’opera di sintonizzazione” indispensabile per la Chiesa, indicata da mons. Domenico Pompili, sottosegretario della Cei e direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, nel suo intervento di ieri al Convegno nazionale di “Scienza e Vita” che si chiude oggi a Roma. Ma come deve essere strutturata, in una società sempre più affascinata dalla tecnica, una buona comunicazione sui temi della bioetica? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a Lucio Romano, eletto oggi presidente nazionale dell’Associazione “Scienza e Vita”:RealAudioMP3

R. - Una comunicazione che non si avvalga solamente della descrizione quantitativa della vita, ma che sappia coniugare la dimensione biomedica della ricerca, delle applicazioni, dell’attività assistenziale, con la dimensione antropologica valoriale. Rappresenta sicuramente una grande sfida che richiede, però, una perfetta conoscenza delle tematiche. Richiede anche una capacità comunicativa che possa dar luogo a una facile comprensione da parte degli interlocutori, ma che sia rigorosa anche per quanto riguarda i contenuti antropologici.

D. - Il tema del Convegno - “Comunicare scienza, comunicare vita” - ricorda anche l’urgenza di un dialogo e non di una contrapposizione tra questi due ambiti. Come mettere in comunicazione la scienza con la vita?

R. - Una ricerca che non sia manipolata, che non sia ideologizzata ed un’antropologia che non sia manipolata e non ideologizzata. Credo che questo sia il percorso che ci dà la possibilità di un dialogo aperto e di una ricerca della verità e di un riconoscimento della verità. Questo è possibile attraverso - appunto - non l’ideologizzazione delle posizioni, ma attraverso l’individuazione di punti di sintonia e di convergenza sulla verità dell’uomo. Quale verità? Solamente la verità di ordine biochimico, meccanico o quantitativo, sicuramente no. Né tanto meno solamente in quella in ambito spirituale, ma in una giusta coniugazione tra la dimensione della fede e la dimensione della ragione.

D. - In un mondo in cui le informazioni “sono trattate al pari di una merce ed è più facile piazzare le notizie negative”, sembra più semplice - ha detto mons. Pompili - comunicare la scienza. Serve, invece, una comunicazione più capace di parlare il linguaggio della vita…

R. - Sì, perché il linguaggio che si richiede per comunicare scienza è un linguaggio semplice, un linguaggio immediato che si avvale anche di una semantica abbastanza ridotta nei termini. La dimensione della comunicazione valoriale richiede, invece, una semantica più complessa. Ma questo non deve significare assolutamente un’impossibilità di una comunicazione nell’ambito valoriale. Quindi, dobbiamo far nostre quelle che sono le nuove tecniche di comunicazione, affinché entrino nel sentire comune, attraverso l’uso di una semantica che sia di facile comprensione da un lato e dall’altro che sia estremamente rigorosa per quanto riguarda i contenuti. Dobbiamo prepararci a questo nuovo campo e prepararci in modo aperto al dialogo, fermo restando che c’è un richiamo ben preciso a quelli che sono i nostri valori antropologici di riferimento.







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