Benedetto XVI riceve il presidente albanese. Mons. Massafra: lavoriamo per un'Albania
"europea"
L’Albania in marcia verso l’ingresso nell’Europa comunitaria e lo stato dei rapporti
interni al Paese tra Stato e Chiesa locale, oltre a valutazioni sulla situazione internazionale
del momento. Di questo hanno parlato stamattina Benedetto XVI e il presidente della
Repubblica albanese, Bamir Topi, ricevuto in udienza in Vaticano. Nei “cordiali colloqui”,
riferisce una nota della Sala Stampa vaticana, sono stati evidenziati “i buoni rapporti
esistenti tra la Santa Sede e la Repubblica d’Albania” e passati in rassegna “temi
di interesse comune attinenti alle relazioni tra la comunità ecclesiale e quella civile,
tra i quali il dialogo interreligioso ed il contributo della Chiesa in campo educativo
e sociale. Ci si è anche soffermati – prosegue la nota – sul cammino dell’Albania
verso la piena integrazione nell’Unione europea”, per finire con “uno scambio di vedute
sull’attuale congiuntura internazionale e regionale, con particolare attenzione alla
crisi economica”. Dopo l’incontro con il Papa, il presidente albanese si è successivamente
incontrato con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e con l’arcivescovo
Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati.
In Albania, intanto,
proprio in questi giorni si è conclusa la plenaria dei vescovi locali. Il collega
della redazione albanese della Radio Vaticana, don Davide Djudjaj, ha chiesto
di illustrarne gli esiti al neopresidente dei presuli albanesi, l’arcivescovo di Scutari
mons. Angelo Massafra:
R. – Continuiamo
a portare avanti il programma pastorale in vista della nuova evangelizzazione. Tra
i programmi per quest’anno, oltre a ciò che è stato indicato dal Santo Padre come
l’Anno della fede, è per me una cosa molto importante anche il centenario dell’indipendenza
del nostro Paese dall’Impero ottomano – avvenuta nel 1912 – che celebriamo quest’anno.
Tra le cose più interessanti emerse da questa assemblea, vi sono i contributi e il
ruolo che i cattolici, gerarchia e laici, hanno portato sia prima sia dopo l’indipendenza
con la ricostruzione di uno Stato nuovo.
D. – Quali sfide, secondo lei, ha
davanti a sé la Chiesa cattolica in Albania?
R. – Le sfide sono tantissime.
Dobbiamo continuare a evangelizzare il nostro popolo, valorizzando il sangue dei nostri
martiri e di tanti altri uccisi dal sistema comunista, anche se non ancora riconosciuti
come martiri. La libertà, il ritorno alla democrazia sono passati per il sangue di
tanti cristiani, sacerdoti, religiosi, anche alcuni vescovi, e questo sangue sta portando
i suoi frutti. Certo, ci sono rischi che incombombono, come il consumismo, o come
L’Europa che ci impone, per entrare nell'Unione, cose – diciamo così – eticamente
discutibili, e c’è il rischio della droga… Sono tutti problemi molto grandi, ma noi
dobbiamo continuare a evangelizzare affinché i cittadini, cattolici e non, possano
diventare davvero attori di un’Albania veramente nuova, libera che possa entrare in
Europa con tutti i diritti.
D. – Oggi, il Papa ha ricevuto in udienza il presidente
della Repubblica d’Albania, Bamir Topi. Come vede lei il ruolo della Chiesa cattolica
nella società albanese, oggi?
R. – E’ sempre una presenza molto viva, efficace.
Direi che gli albanesi aspettano, a volte con trepidazione, o comunque con unc certo
gradimento, i nostri messaggi e il nostro impegno. C’è grande rispetto per quello
che facciamo a tutti i livelli: scolastico, sanitario, a livello di aiuto immediato
o tramite le Caritas, o grazie alla presenza capillare dei nostri sacerdoti, missionari
e missionarie, tra le montagne o nei villaggi più abbandonati. Per cui io ringrazio
il Santo Padre per avere accolto il nostro presidente della Repubblica e mi auguro
che questi incontri abbiano poi un impatto più fruttuoso in Albania, in modo che tutto
ciò che è ancora in sospeso – le nostre richieste, le nostre problematiche riguardo
ai terreni, all’aiuto ai disabili – diventi poi realtà.