I cittadini greci si recano questa domenica al voto in un clima di grande pessimismo;
a condizionare le elezioni, infatti, è la grave crisi economica che attanaglia il
Paese ellenico ed il malcontento generale circa il piano di salvataggio deciso dai
creditori internazionali, in collaborazione con il governo di Atene. Un test elettorale,
dunque, cruciale. Salvatore Sabatino ne ha parlato con il giornalista greco
Dimitri Deliolanes:
R. – Sicuramente
è un test molto importante ma la sua importanza consiste nel fatto che farà sfogare
la rabbia popolare e provocherà un terremoto sul piano della politica interna. Sicuramente,
però, non avrà conseguenze nei nostri rapporti con l’Europa o a livello di applicazione
della politica economica.
D. – Con le elezioni di domenica, hanno avvertito
i sindacati, sono in gioco il diritto al lavoro, allo stipendio e alla previdenza
sociale: una denuncia certamente non da poco…
R. – E’ sicuramente vero, perché
abbiamo visto che la ricetta imposta dalla Troika alla Grecia è veramente micidiale
per i lavoratori, per la gente povera, però non può cambiare con le elezioni, cambierà
solo se cambia la politica dell’Unione Europea.
D. - Molti intellettuali hanno
espresso il loro dissenso nei confronti del voto sottolineando che avrebbero piuttosto
preferito un governo tecnico sul modello di quello italiano. La scelta di andare alle
urne non può avere un effetto boomerang?
R. – No, non credo che si avrà un
effetto boomerang, si avrà piuttosto una situazione più o meno uguale a quella che
c’è adesso. Probabilmente ci sarà lo stesso governo con gli stessi partiti, i due
maggiori partiti di coalizione, e molto probabilmente il premier sarà sempre il tecnocrate
Papademos.
D. – Quindi pochi cambiamenti in realtà all’orizzonte…
R.
– Sì, ci sarà sicuramente un terremoto sul piano interno, perché i due maggiori partiti,
espressione del bipartitismo greco, che fino a ieri controllavano l’80 per cento dell’elettorato,
adesso saranno ridotti a meno della metà. Ci sarà un forte salto in avanti della sinistra
ma anche dell’estrema destra e probabilmente avremo anche, per la prima volta nella
storia europea, un partito dichiaratamente nazista in parlamento.
D. – A proposito
della fine del bipartitismo, il parlamento che uscirà dalle elezioni politiche sarà
quasi certamente formato da 10 partiti. La frammentazione gioverà alla Grecia o creerà
altri problemi?
R. - Sicuramente giova alla democrazia; non è possibile che
nel campionato giochino solo due squadre, è importante che giochino tutte le squadre
grandi e piccole ciascuna con il suo contributo. Io sono a favore del pluralismo e
sono a favore delle coalizioni di governo.
D. - Chiunque sia il vincitore sicuramente
avrà un compito arduo, che è poi quello di traghettare la Grecia oltre la crisi. Ci
sono i presupposti giusti o la sfiducia generale vanificherà tutti gli sforzi?
R.
– Ripeto, non è in mano al governo greco il futuro e la soluzione dei problemi economici
ellenici. Chiunque governi in Grecia sarà costretto a seguire la ricetta che viene
dall’Unione Europea ... che in realtà viene direttamente da Berlino.
D. – L’Europa
comunque ascolterà il risultato che uscirà dalle urne?
R. – Su questo dico
che i greci hanno lo sguardo verso le elezioni francesi perché veramente lì si gioca
il destino dell’Europa, non nelle elezioni greche. Tutti i greci - di destra, di sinistra
e di centro - sono tutti per Hollande; vogliono un cambiamento vero!