Il cardinale Brady replica alla Bbc sugli abusi del '75 di Brendan Smyth: all'epoca
fatto il possibile per fermarlo
“Sono profondamente dispiaciuto che persone che avevano l‘autorità e la responsabilità
per affrontare in modo adeguato il caso di Brendan Smyth, non lo hanno fatto con conseguenze
tragiche e dolorose per quei bambini che ha così crudelmente abusato”. Cosi il cardinale
Sean Brady, primate della Chiesa irlandese, replica al programma “Questo mondo” della
BBC, che il primo maggio ha trasmesso una puntata intitolata “La vergogna della Chiesa
cattolica”. Servizio di Roberta Gisotti:
Nel programma – premette il
porporato irlandese - si esagera e travisa il mio ruolo nell’inchiesta condotta dalla
Chiesa nel 1975 circa le accuse contro il sacerdote premostratense Brendan Smith.
In una lunga dichiarazione, diffusa ieri alla stampa, il cardinale Brady chiarisce
punto per punto i fatti già esposti agli autori del programma sei settimane prima
della messa in onda, ma che sono stati ignorati. Anzittutto – sottolinea il porporato
– lasciar intendere, che sia stato lui a condurre l’inchiesta “è seriamente fuorviante
e non vero”, quando gli fu chiesto dall’allora vescovo delle diocesi di Kilmore, Francis
McKierman, di assistere altri più anziani di lui in quel processo investigativo.
A
supportare ciò è la documentazione del colloquio con la vittima, Brendan Boland, sottoscritto
in sua presenza, che “identifica chiaramente” nel sacerdote Brady semplicemente il
‘notaio’ o ‘chi prende nota’ delle risposte date da Boland a domande che non aveva
formulato lui. Nel 1975 – ricorda il cardinale Brady non esistevano nella Chiesa irlandese
delle linee-guida in caso di denuncia di abusi contro un minore. “Nessuna formazione
era stata data ai preti, agli insegnanti, agli ufficiali di polizia o altri che lavoravano
regolarmente con bambini su come rispondere adeguatemente” a queste denunce. Nel programma
della Bbc si dà l’impressione – spiega il porporato – “che io fossi l’unica persona
a conoscere le accuse contro Brendan Smith e al tempo stesso per il ruolo che ricopro
oggi nella Chiesa io potessi in qualche modo fermare Brenda Smith nel 1975”. Ma “io
– aggiunge – non avevo alcuna autorità su Brendan Smith. Anche il mio vescovo aveva
limiti d’autorità su di lui. La sola persona che aveva autorità nella Chiesa di fermatre
Brenda Smith dall’avere contatti con bambini era l’Abate nel monastero di Kilnacrott
ed i suoi Superiori religiosi nell’Ordine premostratense”. Del resto, mons. Charles
Scicluna, promotore di Giustizia della Congregazione per la Dottrina della fede ha
confermato, in un’intervista ieri mattina alla Servizio pubblico irlandese Rte, che
ricade sui superiori di Smith la responsabilità principale di non aver intrapreso
adeguate azioni di fronte a quelle prove che Brady aveva fedelmente registrato ed
il vescovo McKierman aveva loro trasmesso. Lo stesso mons Scicluna aveva consegnato
agli autori del programma della Bbc sei settimane fa una nota dove si evidenzia che
“i sinceri sforzi del vescovo McKierman e altri come il sacerdote fr. Brady di impedire
che Brendan Smith perpetrasse ulteriormente il danno sono andati frustrati, con tragiche
conseguenze per le vita di cosi tanti bambini”. Nella nota, mons. Scicluna dà atto
al presidente dei vescovi irlandesi di aver lavorato duramente “per assicurare che
una tale situazione non possa mai più ripetersi e perché le autorità civili in Irlanda
siano prontamente informate delle denunce di abuso contro bambini”.
“Come altri
– riconosce il cardinale Brady – mi sento tradito da chi aveva l‘autorità nella Chiesa
per fermare Brendan Smyth e non ha agito sulla base delle prove che ho dato loro.
Tuttavia, ho anche accettato che facevo parte di una inutile cultura di deferenza
e di silenzio nella società e nella Chiesa, che fortunatamente è ormai un ricordo
del passato”. “Oggi sia la Chiesa che lo Stato hanno procedure adeguate e robuste
in atto per rispondere alle accuse di abusi contro i bambini”. “Ho lavorato con gli
altri nella Chiesa per mettere in atto queste nuove procedure e non vedo l‘ora di
continuare – conclude il porporato – quel lavoro fondamentale negli anni a venire”.