1° maggio in Pakistan: cristiani e musulmani, uniti, a difesa del lavoro
Una manifestazione congiunta di cristiani e musulmani pakistani, a difesa del lavoro,
di un salario equo, per la tutela dei diritti sindacali, per garanzie occupazionali
anche per le donne e la fine del lavoro forzato e minorile. Ieri a Faisalabad, nel
Punjab, e in moltissime altre città del Paese si sono svolte assemblee di piazza e
marce per celebrare il 1° Maggio, festa internazionale del lavoro. Un'occasione per
riunire le diverse confessioni religiose e le anime della nazione, nella rivendicazione
di un valore supremo: l'occupazione. Le organizzazioni sindacali, di categoria e le
associazioni degli esercenti, attivisti politici e sociali hanno promosso dozzine
di eventi, fra cui un forum promosso dalla Association of Women for Awarness and Motivation
(Awam) incentrato sul tema: "Risolvere i problemi della classe operaia". A Faisalabad
una lunga marcia ha preso il via dal Circolo della stampa e si è concluso alla Torre
dell'orologio; indetto dalla Fondazione per la pace e lo sviluppo umano (Phd Foundation),
all'evento hanno partecipato i lavoratori di varie sigle sindacali, studenti, attivisti
socio-politici. Interpellato dall'agenzia AsiaNews, Suneel Malik, attivista e direttore
di Phd Foundation, sottolinea che "il governo sembra disarmato di fronte all'annosa
crisi di povertà, inflazione, disoccupazione ed estremismo" che da anni colpisce il
Pakistan; il degrado è un segnale evidente, continua l'uomo, che "i diritti dei lavoratori
sono all'ultimo posto nella scala delle priorità" dell'esecutivo. Shazia George, alle
spalle una lunga lotta per i diritti delle donne, denuncia la condizione delle donne
lavoratrici, che devono subire "discriminazioni in termini di salari più bassi, più
ore lavorative e maltrattamenti sul posto di lavoro". La manifestazione ha raccolto
l'adesione di moltissimi musulmani che, assieme ai cristiani, hanno dato vita a un
lungo corteo per le vie e le strade della città. Solo l'unione delle forze e degli
intenti, hanno ribadito i leader della manifestazione, può permettere una reale difesa
degli interessi e dei diritti dei lavoratori, in particolare quelli delle fasce più
deboli e disagiate. Ashiq Chaudhry, ferroviere di religione musulmana, anch'egli
presente alla manifestazione, ha rilanciato l'obiettivo di "unità" e di "lotta organizzata"
per meglio garantire i diritti dei lavoratori piuttosto che lasciare il campo a "iniziative
isolate". Egli auspica inoltre la fine delle "privatizzazioni di società ed enti statali".
Gli fa eco Mussadaq Hussain, insegnante di fede islamica, che invita a guardare ai
"movimenti internazionali" sorti a difesa dei lavoratori e alle battaglie promosse
a tutela delle classi disagiate. Infine Nazia Sardar, attivista per i diritti delle
donne, secondo cui la condizione femminile "resta invisibile e negletta". Il lavoro
femminile è perlopiù nascosto, non regolamentato, sottovalutato - aggiunge - perché
"questa forza non è considerata alla stregua di 'lavoratori' e non è inserita nelle
statistiche". (R.P.)