2012-04-30 15:33:08

Nigeria. Mons. Kaigama: chiediamo aiuto e protezione. Il rabbino Laras: dolore e sdegno per le violenze


“Angoscia, dolore e sdegno”. Dopo la ferma condanna vaticana, le stragi anticristiane dell'altro ieri in Nigeria e Kenya hanno spinto anche il mondo ebraico a schierarsi in segno di solidarietà, "vicinanza e partecipazione" con le comunità cristiane colpite e contro episodi che testimoniano come la vita umana continui a essere considerata “alla stregua di un non-valore”. Così scrive il rabbino Giuseppe Laras, presidente del Tribunale Rabbinico del Centro-Nord Italia. In un Messaggio, il prof. Laras afferma che questi e altri fatti simili di violenza che avvengono in altre parti del mondo “ci debbono far riflettere e impegnare con sempre maggior consapevolezza a favore dei diritti della persona e della unicità e preziosità della vita umana, qualunque essa sia”. Eventuali argomentazioni di “ordine religioso per ‘spiegare’ tali violenze – si afferma ancora nella nota – non possono che apparire blasfeme e profanatrici”. Intanto, la paura cresce tra i cristiani delle zone colpite dalla ferocia integralista islamica. È quanto l’arcivescovo di Jos, mons. Ignatius Kaigama, alla collega della nostra redazione inglese, Lydia O’Kane:RealAudioMP3

“C’è stato un attacco molto grave a Kano, contro gli studenti universitari di Bayero, durante la liturgia, la Messa. Questo gruppo, credo Boko Haram, ha attaccato questi studenti, uccidendo molti di loro. Per noi è stata una tragedia molto grave, che dà grande malessere, grande timore, perché questi attacchi si ripetono ogni tanto. Hanno attaccato le chiese a Maiduguri, ad Abuja, a Jos, e hanno attaccato la nostra chiesa, dove hanno ucciso 14 parrocchiani ed altre persone. E’ una situazione terribilmente grave: speriamo che il governo e l’Agenzia di Sicurezza possano fare qualcosa, per calmare la situazione e per darci un senso di pace profonda”.

Intanto, lo Stato nigeriano di Taraba conta nuovi morti, per mano di due kamikaze che a bordo di una moto si sono fatti esplodere ieri al passaggio di un convoglio di auto della polizia, nella città di Jilingo. Almeno cinque le vittime. Un clima di forte instabilità, dunque, che Fabio Colagrande ha chiesto di analizzare al prof. Marco Di Liddo, del Centro Studi Internazionale:RealAudioMP3

R. – Quello che può apparire a prima vista come uno scontro tra religioni ha un’origine etnica. Gli scontri tra cristiani e musulmani in Nigeria nascondono al loro interno l’opposizione tra etnie musulmane ed etnie cristiane, che lottano per tutta una serie di valori e tutta una serie di conquiste: innanzitutto le risorse che in Nigeria, purtroppo, scarseggiano e la rappresentatività politica.

D. – Il principale gruppo islamista radicale attivo in Nigeria è Boko Haram. A cosa mira questo gruppo?

R. – Negli ultimi mesi, si è molto ingrandito e al suo interno ha incominciato a includere tutta una serie di gruppi e gruppetti più piccoli. Il nucleo pulsante del gruppo vuole imporre una visione ultra ortodossa della sharia, della legge islamica, in tutto il Paese.

D. – Mi sembra sia un’organizzazione che si ispira al jihadismo internazionale, ma in realtà ha obiettivi interni...

R. – L’agenda di Boko Haram è sostanzialmente rivolta verso la politica interna della Nigeria. La loro base etnica è una base Kanuri, quindi di una popolazione locale che in questi anni è stata sempre estromessa dalla legittima partecipazione alla vita istituzionale del Paese.

D. – Tornando invece al fattore etnico, come nasce il conflitto tra musulmani e cristiani in Nigeria, visto anche che i rapporti istituzionali tra queste due comunità sono buoni - lo ha ammesso anche il cardinale Tauran che, recentemente, ha visitato proprio questo Paese?

R. – All’interno del sistema nigeriano, c’è un patto non scritto di rotazione, tra musulmani e cristiani, per quanto riguarda le massime cariche istituzionali. In realtà, una rotazione tra un rappresentante dell’etnia Yoruba, per quanto riguarda i cristiani, e un rappresentante dell’etnia Hausa Fulani, per i musulmani del Nord. Il contrasto ha origine a livelli più bassi, dal punto di vista istituzionale, e spesso è una lotta per le risorse. Quando parlo di risorse, parlo della terra da coltivare. Se poi vogliamo andare a un livello istituzionale più alto e vogliamo parlare di grandi dinamiche politiche, parte del mondo musulmano accusa i cristiani di aver rotto questo patto di successione presidenziale in seguito alla nomina dell’attuale presidente.

D. – Quindi, possiamo dire che Boko Haram stia in qualche modo sfruttando questi contrasti che esistono già sul terreno, da un punto di vista etnico e sociale, per condurre avanti questa sua battaglia per l’imposizione della sharia?

R. – Boko Haram ha avuto la tragica abilità di inserirsi nei contesti più conflittuali della Nigeria, andando a fomentare questi contrasti tra musulmani e cristiani e sfruttando elementi come la disoccupazione, la fame, il disagio, riuscendo a radicalizzare parte della gioventù musulmana e nigeriana e convincerla che il nemico fosse il regime cristiano e che i cristiani sfruttassero il Nord musulmano.

D. – Che tipo di escalation potrebbe esserci se continuassero questi episodi di violenza? Ed è un conflitto che potrebbe estendersi a tutta la regione?

R. – Bisogna notare che da quando Boko Haram è attiva, quindi dal 2009, le sue attività sono aumentate in modo esponenziale. Quello che una volta era un conflitto estremamente limitato al nordest del Paese adesso si è molto esteso.

Ultimo aggiornamento: 1/05/2012







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