Usa: il cardinale Ortega sulla riconciliazione tra cubani
“La Chiesa a Cuba - nella mia persona – viene attaccata in ogni modo, ma penso che
sia un bene riuscire ad ottenere un processo di riconciliazione tra cubani”. Sono
parole di Jaime Ortega Alamin, arcivescovo dell’Avana, intervenuto nel corso del Forum
“Chiesa e comunità: il ruolo della Chiesa cattolica a Cuba” all’università di Harvard.
Tra i partecipanti, riporta l'agenzia Zenit, oltre all’arcivescovo di Boston c’erano
rappresentanti di istituzioni cubane ed esuli appartenenti al mondo accademico e dell’economia.
“È un peccato - insiste Ortega – che dobbiamo sottacere la parola ‘riconciliazione’,
che è nostra, propria del cristianesimo. Cosa bisogna fare? Propiziare tempi migliori
finché si comprenda che dobbiamo essere un popolo riconciliato?”. Chissà - incalza
il porporato – il martirio a cui noi cristiani siamo chiamati, perché non c’è risurrezione
senza croce”. Parte dell’incontro è stata dedicata a ripercorrere le tappe del duro
processo subito dalla Chiesa a Cuba nonché alcuni episodi di occupazione di luoghi
di culto, accompagnati dalla smentita della cacciata di gruppi dissidenti dall’isola.
Nonostante il cammino sia stato faticoso, però, “oggi a Cuba avviene un risveglio
della fede. Adesso, senza tante pressioni, la gente progetta la fede più seriamente
e ci sono gruppi di laici che cercano quello che la Chiesa offre”. Il cardinale ha
ricordato poi la recente visita di Benedetto XVI e quella di Giovanni Paolo II nel
1998, inizio di una nuova era per la Chiesa nei rapporti con lo Stato e nelle manifestazioni
pubbliche della fede. (G.M.)