Il ministro Fornero: non smantelliamo l'art.18, togliamo garanzia
Solidarietà ed equità sono imprescindibili. Così in sintesi il presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano in un messaggio al Psi che oggi celebra a Genova i suoi 120 anni.
Ad intervenire oggi ad un convegno anche il ministro del Welfare Fornero: non smantelliamo
l’articolo 18, va ampliata la protezione. Il servizio di DeboraDonnini:
"Sulla flessibilità
in uscita è vero che stiamo tagliando qualcosa, una garanzia che impediva il licenziamento
perché attribuiva al giudice l'immediato reintegro del lavoratore licenziato, ma non
abbiamo smantellato l'articolo 18”. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Elsa Fornero,
intervenendo a Torino al convegno dell'Udc. Per il ministro questo non è sottrarre
una protezione anche perché era limitata ad una cittadella di lavoratori, mentre bisogna
distribuirla meglio, ad una platea più ampia. ''Prima di spiegare la riforma, bisogna
anche approvarla in tempi brevi e con poche correzioni”, sostiene da parte sua il
leader della Cisl Bonanni secondo cui, invece, c'e' il rischio che salti tutto l'impianto,
visto che si vogliono annacquare le parti cruciali che riguardano i giovani, come
la lotta alle false partite iva e ai contratti di compartecipazione.
E’ arrivato
il momento, per l’Italia, di muoversi verso nuove politiche sociali. E’ il parere
dell’economista CristianoGori, docente di Politiche Sociali alla Cattolica
di Milano e alla London School of Economics. FrancescaSabatinelli lo
ha intervistato:
R. – Finora,
il governo tecnico si è concentrato – per quanto riguarda il welfare – in maniera
esclusiva sulla riforma delle pensioni e sulla riforma del mercato del lavoro. Questo
è dovuto al fatto che, da una parte, erano settori sui quali era necessario intervenire,
e al fatto che il governo italiano aveva fatto un accordo preciso con la Banca Centrale
Europea, impegnandosi a intervenire su pensioni e mercato del lavoro. Adesso il rischio
è che, conclusa la fase di attenzione verso questi due aspetti, si pensi che il welfare
si concluda qui.
D. – E se non si conclude qui, cosa rimane?
R. – Rimane
l’altro welfare, il “welfare sociale”: quello del sostegno alle famiglie, in particolare
alle famiglie in difficoltà, della povertà, della prima infanzia e degli anziani non
autosufficienti. Su questo ci si attende che anche l’attuale governo voglia intervenire
nei prossimi mesi.
D. – Sarà difficile non intervenire di fronte ai tre milioni
di italiani che vivono in povertà assoluta, di fronte alle 70 mila famiglie che sono
senza casa …
R. – Sì. E paradossalmente bisognerà riuscire a fare, nei prossimi
mesi e nei prossimi anni, in condizioni più complicate, quello che non si è riusciti
a fare negli anni scorsi in condizioni più semplici. Mi spiego: negli anni scorsi
– e penso all’ultimo decennio – la spesa pubblica è cresciuta costantemente e non
si sono dedicate risorse alla povertà. Ora diventa necessario dedicare risorse alla
povertà in un contesto nel quale, però, la spesa pubblica non andrà certamente ad
aumentare. Quindi, se non accadrà le ricadute sociali saranno molto forti e, dall’altra
parte, esiste il fondato timore che questo gruppo di persone in povertà nei prossimi
anni possa anche crescere.