Afghanistan: assalto dei talebani al governatorato di Kandahar
In Afghanistan, assalto dei ribelli alla sede del governatorato di Kandahar, nel sud.
La forze di sicurezza locali, intervenute assieme a quelle internazionali, hanno ucciso
i due terroristi intenzionati a compiere un attentato sucida. Secondo la stampa afghana,
anche due agenti hanno perso la vita nello scontro a fuoco. Sulla persistente instabilità
del Paese, Eugenio Bonanata ha intervistato Andrea Margelletti, presidente
del Centro Studi Internazionali:
R. - La fase
di transizione in Afghanistan rimane sempre complessa, soprattutto nelle zone sudorientali
dove la presenza di Pashtun è decisamente più forte rispetto ad altre aree del Paese.
Purtroppo, i mesi che abbiamo davanti saranno mesi sempre più difficili per le truppe
della coalizione, ma soprattutto per il fragile, fragilissimo governo afghano.
D.
- Comunque, questo periodo - da qui fino al 2014 - è segnato da un graduale disimpegno
delle forze straniere, che peraltro è già iniziato…
R. - Mentre il contingente
della coalizione internazionale diminuirà i numeri, la speranza è quella di avere
un esercito afghano in grado di provvedere alla sicurezza dei propri cittadini. Ma
la cosa non è assolutamente facile, proprio per la corruzione che pervade il Paese
e che rende in quel contesto tutto più difficile. Dall’altra parte, gli insorti hanno
evidentemente un’agenda molto chiara, molto netta, e la stanno perseguendo fino in
fondo.
D. - Forse si parla poco del post-2014. L’Italia ha fatto sapere che
manterrà la propria presenza nel Paese, ma cosa succederà dopo quella data?
R.
- Difficile a dirsi. Diciamo che c’è molta confusione sotto il sole. Molto dipenderà
- se non quasi tutto - dalle posizioni che il governo Karzai manterrà da qui ai prossimi
due anni. Personalmente, ho incontrato il presidente Karzai pochi giorni fa, a Kabul,
e la sensazione del governo della Repubblica islamica di Afghanistan è quella di riuscire,
in una qualche maniera, a gestire la situazione del Paese. Questo, però, potrà essere
fatto solo ed esclusivamente con un accordo regionale che coinvolga tutti gli attori
- Pakistan in primis - per trovare, se non una soluzione, certamente una via di disimpegno
graduale dall’Afghanistan. Comunque, la fine della presenza occidentale in Afghanistan
al termine del 2014 al momento non è immaginabile.
D. - Quali speranze ci sono
nella ripresa del processo di pace con i talebani?
R. - Difficile parlare di
pace con i talebani, perché si trovano in una posizione di forza e quindi non hanno
molta voglia di discutere con noi. Ma è anche vero che, parafrasando la battuta di
Henry Kissinger, "non c’è un numero di telefono dei talebani”. Sono realtà diverse,
ognuna delle quali, ha una propria tattica, pur in una strategia comune.