Unicef: milioni di adolescenti africani penalizzati da ritardi nell'istruzione
Negli ultimi 20 anni, gli adolescenti hanno beneficiato di progressi nel campo dell’istruzione
e della salute pubblica. Ma non è sufficiente. Lo evidenzia l’Unicef nell’ultimo rapporto
“ Progress for Children-a report card on adolescent”, chiedendo politiche e programmi
mirati a questa difficile fascia d’età, che potrebbero rappresentare investimenti
in grado di interrompere il ciclo della povertà e portare vantaggi economici a comunità
e nazioni. Sui dettagli del rapporto si sofferma Andrea Iacomini portavoce
Unicef Italia nell’intervista di Gabriella Ceraso:
R. - Possiamo
dire che ogni anno c’è un milione e mezzo di adolescenti che muoiono a causa di incidenti
stradali, di complicazioni dovuti ai parti, a suicidi, all’aids e alle violenze. In
Africa le complicazioni durante la gravidanza e il parto rappresentano proprio la
principale causa di morte, addirittura tra i 15 e i 19 anni. Nella Repubblica Democratica
del Congo, il 70 per cento delle ragazze sposate, sempre in questa età e cioè in questo
range tra i 15 e i 19 anni, ha detto di aver subito violenza dall’attuale o ex partner
o coniuge; mentre in Niger la metà delle giovani donna, tra i 20 e i 24, partorisce
prima dei 18 anni.
D. - Quindi un problema di mortalità da una parte e un
problema di proseguimento degli studi dall’altra…
R. - Un problema di mortalità,
di violenza molto forte e poi sì, sicuramente, il focus sull’istruzione. In tutto
il mondo ci sono 71 milioni di bambini che non vanno a scuola e 127 milioni di giovani,
proprio tra i 15 e i 24 anni, sono analfabeti: la maggior parte di questi si trovano
in Asia meridionale e nell’Africa sub sahariana.
D. - Come si può investire
su questa fascia di età?
R. - Devono essere anzitutto riconosciuti come agenti
di cambiamento all’interno delle loro comunità e poi devono essere istituiti dei programmi
e delle politiche che proteggano gli adolescenti e che ne riconoscano le loro capacità:
l’Unicef punta molto sulla creativa, sulle loro capacità di innovazione, sulle loro
energie per risolvere i loro problemi. E’ necessario puntare molto su di loro: non
pensiamo sempre a un concetto di assistenza classica, ma pensiamo a una forte azione
di motivazione nei confronti di questa fascia di età, di creatività intesa come lancio
di idee nuove per poter immaginare dei progetti di sviluppo per il proprio Paese e
per le proprie comunità, perché poi - come sappiamo - sono le comunità, in quelle
zone che fanno i Paesi.