2012-04-27 15:52:51

Russia. Medvedev: "Io e Putin dureremo a lungo"


Il “tandem” di potere costituito da Putin e Medvedev durerà a lungo: è quanto ha detto ieri lo stesso presidente uscente, Dmitri Medvedev, nell’ultima intervista televisiva prima che al Cremlino torni Vladimir Putin. Con tutta probabilità, Medvedev diventerà premier. Della fase politica e delle sfide interne alla Russia, Fausta Speranza ha parlato con il prof. Vittorio Strada, docente di Storia e letteratura russa all’Università Ca’ Foscari di Venezia:RealAudioMP3

R. – Questa divisione del lavoro che viene confermata, era già da tempo – anzi da anni – prevista e adesso si realizza secondo il progetto dei due: ovvero, attraverso uno scambio di posti in cui la preminenza resta sempre a Putin, come già successo anche negli anni della presidenza di Medvedev, durante la quale comunque Putin era considerato il leader nazionale.

D. – La politica di questi anni come si sta caratterizzando?

R. – E’ sempre stata la politica di Putin: lui si può vantare di aver risollevato la Russia dal punto più basso in cui l’aveva lasciata Eltsin, quando si parlava di una Russia in ginocchio. Putin con la sua politica – sia politica economica, sia politica estera – ha risollevato il Paese. L’ambizione è quindi quella di riportare la Russia – e questo in parte è già avvenuto con la stessa direzione Putin e con quella di Medvedev – ad una certa grandeur nel gioco politico internazionale. Nel caso della Siria è evidente: la politica della Russia è molto ferma, una politica di opposizione a tutta la politica delle potenze occidentali, prime fra tutte l’americana. Sul piano interno, poi, c’è stato un rafforzamento maggiore del potere anche in vista e in presenza di forze centrifughe sul piano etnico, non ancora accentuate ma chiaramente presenti. Ora, il problema nazionale – per le parole stesse di Putin – diventa un problema essenziale, per la presenza di forze estremistiche islamistiche.

D. – Quali sono le principali sfide interne?

R. – Le principali sono quelle che vengono chiamate con la parola chiave di “modernizzazione”: la Russia di Putin ha avuto una prosperità relativa, un miglioramento del livello di vita – soprattutto nelle popolazioni urbane – grazie al mercato internazionale del petrolio e grazie alle forniture di gas all’Europa occidentale. Questo, che è riconosciuto come elemento di forza perché porta nelle casse dello Stato ingenti somme, è anche un elemento di debolezza perché la Russia non è stata adeguatamente modernizzata. Non è una potenza concorrenziale, perché le fonti di reddito sono unicamente, o quasi esclusivamente, le ricchezze del sottosuolo. C’è stata anche un’opposizione di piazza, un fatto nuovo che per la prima volta si è creato nella Russia di Putin, e questo è positivo. Però, è stata in gran parte neutralizzata, anche perché l’opposizione di piazza era un’opposizione frammentata che non aveva e non ha ancora né un leader riconosciuto e forte, né un programma ed una forza di opposizione. E’ ancora troppo eterogenea: va dai nazionalisti ai liberali e alle forze stesse di sinistra, comuniste. In ogni caso, la loro presenza – sia pure marginale – è un fatto estremamente positivo e promettente. E poi nessuno può dire come si svolgerà il gioco interno.







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