Il “tandem” di potere costituito da Putin e Medvedev durerà a lungo: è quanto ha detto
ieri lo stesso presidente uscente, Dmitri Medvedev, nell’ultima intervista televisiva
prima che al Cremlino torni Vladimir Putin. Con tutta probabilità, Medvedev diventerà
premier. Della fase politica e delle sfide interne alla Russia, Fausta Speranza
ha parlato con il prof.Vittorio Strada, docente di Storia e letteratura
russa all’Università Ca’ Foscari di Venezia:
R. – Questa
divisione del lavoro che viene confermata, era già da tempo – anzi da anni – prevista
e adesso si realizza secondo il progetto dei due: ovvero, attraverso uno scambio di
posti in cui la preminenza resta sempre a Putin, come già successo anche negli
anni della presidenza di Medvedev, durante la quale comunque Putin era considerato
il leader nazionale.
D. – La politica di questi anni come si sta caratterizzando?
R.
– E’ sempre stata la politica di Putin: lui si può vantare di aver risollevato la
Russia dal punto più basso in cui l’aveva lasciata Eltsin, quando si parlava di una
Russia in ginocchio. Putin con la sua politica – sia politica economica, sia politica
estera – ha risollevato il Paese. L’ambizione è quindi quella di riportare la Russia
– e questo in parte è già avvenuto con la stessa direzione Putin e con quella di Medvedev
– ad una certa grandeur nel gioco politico internazionale. Nel caso della Siria
è evidente: la politica della Russia è molto ferma, una politica di opposizione a
tutta la politica delle potenze occidentali, prime fra tuttel’americana. Sul
piano interno, poi, c’è stato un rafforzamento maggiore del potere anche in vista
e in presenza di forze centrifughe sul piano etnico, non ancora accentuate ma chiaramente
presenti. Ora, il problema nazionale – per le parole stesse di Putin – diventa un
problema essenziale, per la presenza di forze estremistiche islamistiche.
D.
– Quali sono le principali sfide interne?
R. – Le principali sono quelle che
vengono chiamate con la parola chiave di “modernizzazione”: la Russia di Putin ha
avuto una prosperità relativa, un miglioramento del livello di vita – soprattutto
nelle popolazioni urbane – grazie al mercato internazionale del petrolio e grazie
alle forniture di gas all’Europa occidentale. Questo, che è riconosciuto come elemento
di forza perché porta nelle casse dello Stato ingenti somme, è anche un elemento di
debolezza perché la Russia non è stata adeguatamente modernizzata. Non è una potenza
concorrenziale, perché le fonti di reddito sono unicamente, o quasi esclusivamente,
le ricchezze del sottosuolo. C’è stata anche un’opposizione di piazza, un fatto nuovo
che per la prima volta si è creato nella Russia di Putin, e questo è positivo. Però,
è stata in gran parte neutralizzata, anche perché l’opposizione di piazza era un’opposizione
frammentata che non aveva e non ha ancora né un leader riconosciuto e forte, né un
programma ed una forza di opposizione. E’ ancora troppo eterogenea: va dai nazionalisti
ai liberali e alle forze stesse di sinistra, comuniste. In ogni caso, la loro presenza
– sia pure marginale – è un fatto estremamente positivo e promettente. E poi nessuno
può dire come si svolgerà il gioco interno.