Malaria: segnale positivo dall’India, ma in Congo aumentano i casi
In 36 villaggi dello Stato indiano di Jharkhand è diminuito il tasso di mortalità
legato alla malaria. Il risultato, come riporta l'agenzia Fides, grazie a un’opera
capillare di prevenzione e cura portata avanti dalla “Dumka social and educational
society”, partner locale dell’organizzazione cattolica spagnola Manos Unidas. All’indomani
della Giornata mondiale contro la pandemia, terza causa di mortalità tra i bambini
sotto i cinque anni dopo polmonite e diarrea acuta, uno spiraglio di speranza arriva
dal progetto triennale del quale hanno potuto beneficiare oltre 15mila persone, in
particolare delle tribù Santal e dei primitivi Malto Paharias. Il programma di controllo
della malaria, già sperimentato con successo in altre comunità indiane, ha visto sul
campo animatori e assistenti sanitari che, anche attraverso conferenze e incontri,
hanno dimostrato l’importanza della diagnosi precoce nel trattamento della malattia.
L’organizzazione si è inoltre impegnata appieno in campagne per la presa di coscienza
della popolazione, delle donne soprattutto, riunite in gruppi di autosostegno. Nonostante
questo dato positivo, e quello che arriva dall’Organizzazione Mondiale della Sanità
che parla di un calo del 17% dell’incidenza della malaria nel mondo a partire dal
2000, nella Repubblica Democratica del Congo continuano ad aumentare i casi. Dal 2009,
nella metà del Paese, il numero di persone curate grazie ai progetti di Medici Senza
Frontiere è aumentato del 250%. Una malattia che ogni anno uccide circa 300 mila bambini
e che sta travolgendo i sistemi di cura e di prevenzione esistenti. Nel Paese mancano
farmaci adeguati e forniture mediche e, laddove ci sono, spesso risultano obsoleti.
In alcune province, ad aggravare la situazione, i nuovi scontri che impediscono alle
persone di accedere all’assistenza sanitaria. Nonostante gli interventi da parte di
Medici Senza Frontiere (85mila le persone trattate nel 2012), la situazione resta
allarmante. (G.M.)