2012-04-21 15:52:50

L’arte sacra del moscovita Oleg Supereco in mostra al Centro russo di scienza e cultura di Roma


Fino al 27 aprile il Centro russo di scienza e cultura di Roma ospiterà la mostra di Oleg Supereco. L’artista moscovita, conosciuto per aver decorato con la tecnica dell’affresco la cupola della Cattedrale di Noto, andata distrutta nel crollo del marzo 1996, porta il tema sacro nelle sue opere, con la forza della tradizione classica cui si sente particolarmente legato. In Italia da dodici anni, ha cominciato a disegnare in tenera età e i dipinti dei grandi maestri del Rinascimento lo hanno sempre affascinato. Della sua attività, Supereco parla come di una vocazione. Così il pittore nell’intervista di Gina Maradei: RealAudioMP3
R. – Il mio tema prediletto è sempre stato il tema religioso, cristiano. Ho sempre letto il Vangelo e ho sempre dipinto temi evangelici e anche biblici. Per me, dipingere è come vivere, no?, perché un artista vive quando crea, quando dipinge o scolpisce ...

D. – C’è ancora spazio per un tipo di arte che non sia, quindi, solo ostentazione, spesso provocazione?

R. – Io le rispondo con le parole del compianto mons. Chenis, che era il segretario della Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa. Lui aveva detto che oggi la provocazione è proprio quella di fare l’arte classica, perché ormai tutti fanno provocazione e quindi non è più provocazione. Alla fine, l’artista che oggi fa le cose sul serio, va contro tutte le correnti. Quello che faccio, la gente lo capisce anche senza i critici.

D. – A proposito di mons. Chenis, ho letto che lei è molto legato alla sua figura …

R. – E’ stato un grande della Chiesa cattolica. E’ stato un grande da tutti i punti di vista, ma era una persona umile: era uno che ti dava tutto e non chiedeva niente in cambio. Inoltre, era preparatissimo – ovviamente, era uno studioso dell’arte – ma poi aveva una grande sensibilità. Questo è più importante: avere la sensibilità …

D. – Lei vive in Italia da molti anni. Qual è il suo rapporto con questo Paese, e quale quello con la sua terra d’origine?

R. – Io sono sempre stato innamorato dell’Italia, anche quando andavo ancora a scuola in Russia. Da bambino, disegnavo sempre e mi piaceva ammirare i dipinti di Michelangelo, di Raffaello, Caravaggio … ero innamorato di questo Paese e ho sempre sognato di venire in Italia per continuare i miei studi. Sono riuscito a farlo: ho vinto la borsa di studio, e sono arrivato a Venezia. Poi mi sono fermato qua più a lungo di quanto non avessi previsto perché poi, alla fine, ho cominciato a lavorare, ho trovato anche dei committenti … Poi sono arrivato a questa commissione per la Cattedrale di Noto, che per me è stato il massimo. Mi considero un artista fortunato, perché ho sempre sognato di fare qualcosa di grande proprio in Italia, come tanti artisti del passato. Poi, per me, nell’arte non esiste passato, presente e futuro: l’arte c’è o non c’è. Io guardo un’opera romana antica o un pezzo del Rinascimento o un pezzo dell’Ottocento: per me, sono opere d’arte classica. E per me, oggi ci siamo allontanati troppo da questo concetto. Spero di fare qualcos’altro per questo bel Paese …








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