Canada: a maggio, marcia nazionale per la vita patrocinata dai vescovi
“È urgente costruire una cultura della vita”: è quanto chiedono i vescovi del Canada,
attraverso l’Organismo cattolico per la vita e la famiglia (Ocvf), che ha organizzato
per il 10 maggio una “Marcia nazionale per la vita”. In un messaggio diffuso in vista
di questo appuntamento, l’Ocvf ricorda i circa 100mila aborti che ogni anno si contano
in Canada, in nome “di una scelta e dell’esercizio di quello che alcuni reputano un
diritto”. Ma, si legge ancora nel messaggio, “un bambino nel grembo materno deve essere
rispettato come persona a partire dal concepimento”, poiché “sin dall’inizio del suo
sviluppo esso è un essere umano unico e assolutamente insostituibile”. Tanto più che,
sottolinea l’Ocvf, “la storia ha dimostrato più volte che se non si rispetta il diritto
alla vita del nascituro, prima o poi si violano anche gli altri diritti”. Quanto a
coloro che “difendono un preteso diritto all’aborto”, i vescovi canadesi ricordano
“una semplice realtà: nessuno ha mai tratto benefici dall’interruzione volontaria
di gravidanza”. Infatti, oltre alla “conseguenza aberrante dell’eliminazione di una
vita umana innocente”, l’aborto si ripercuote negativamente su tutta la società: le
donne subiscono “la sindrome depressiva post-aborto”; i padri mancati “sperimentano
profondi sentimenti di vuoto e di isolamento”; le sorelle ed i fratelli sopravvissuti
ai bambini abortiti “si sentono spesso colpevoli semplicemente di esistere e cadono
in depressione”. E in alcuni casi, anche i nonni dei piccoli non nati provano un senso
“di tradimento”. Di qui, la sottolineatura forte che la Chiesa di Ottawa fa: “Una
società che tollera l’aborto è una società che fa dell’essere umano un semplice mezzo
per raggiungere un fine. Ed una società che continua a tollerare la distruzione dei
suoi membri più deboli, prima o poi tollererà anche la soppressione di coloro che
sono relativamente deboli, ossia i disabili, i malati, gli emarginati”. L’Ocvf richiama,
quindi, la responsabilità di ciascuno nella promozione di una cultura della vita,
poiché, si legge ancora nel messaggio, “essere pro-life significa rispettare la vita
umana in ogni stadio del suo sviluppo e in ogni circostanza”. Il che implica “l’essere
coerenti nei nostri comportamenti”. Fortunatamente, i segnali positivi non mancano:
per questo, l’Organismo per la vita ricorda il rapporto presentato all’inizio dell’anno
da 55 deputati federali, intitolato “Con dignità e compassione” e dedicato alle cure
palliative e alla questione del fine-vita. Non solo: “Recenti sondaggi – informa il
messaggio – hanno dimostrato che più della metà dei canadesi crede che la vita umana
vada protetta prima della nascita”. Di qui, l’appello finale che i vescovi rivolgono
a tutti i fedeli per il 10 maggio: “Insieme, marciamo per la vita”!. (I.P.)