Paraguay: appello dei vescovi per il rafforzamento delle istituzioni della Repubblica
Nel contesto della dura controversia che oppone il Senato del Paraguay alla Corte
Suprema di Giustizia, l'episcopato paraguaiano, "senza voler entrare nel merito della
questione" sulla quale ritiene "di non aver competenze", lancia un appello per chiedere
"un tavolo per il dialogo istituzionale" tra i poteri in conflitto. Fra le due istituzioni,
dal 12 aprile scorso, si trascina una forte polemica dopo che il Senato ha dichiarato
"vacanti" le cariche della Corte Suprema; risoluzione subito rifiutata dai giudici
e considerata incostituzionale e abusiva. E' nata così una controversia costituzionale
molto delicata che si è aggravata in queste ore con la minaccia del Senato di portare
il caso davanti alla Corte dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa). Nel contesto
di una così insidiosa situazione i vescovi "esortano le autorità e i rappresentanti
di tutti i poteri dello Stato, il Consiglio della Magistratura, così come i leader
politici" affinché la questione sia discussa "a un tavolo per il dialogo che abbia
come principio e orizzonte la Carta Costituzionale e le leggi nella prospettiva del
rafforzamento dello Stato di diritto e delle istituzioni della Repubblica. Poiché
il conflitto - prosegue il comunicato episcopale - coinvolge precisamente le istituzioni
che devono interpretare la Costituzione e coloro che devono rispettarla ed esigere
la sua rigorosa applicazione, occorre un dialogo trasparente per trovare le soluzioni
rispettose del diritto". I presuli del Paraguay, oltre a ricordare che sia il Senato
sia la Corte Suprema sono spesso oggetti di critica da parte della cittadinanza che
ritiene che potrebbero migliorare la loro azione evitando, per esempio la corruzione,
sottolineano che si tratta di istituzioni preposte e stabilite per servire il bene
comune; lo stesso bene che oggi "occorre favorire lasciando da parte posizioni settoriali
e particolari". L'episcopato chiede a tutti, in un momento così delicato, di tener
presente che "il dialogo esige volontà, maturità, equilibrio, rispetto e rinunce reciproche".
E' ciò che si attendono i cittadini, ribadiscono i vescovi che per rinforzare la loro
dichiarazione citano un passaggio del Compendio della Dottrina sociale della Chiesa:
"Per assicurare il bene comune, il governo di ogni Paese ha il compito specifico di
armonizzare con giustizia i diversi interessi settoriali. Non va dimenticato, inoltre,
che nello Stato democratico, in cui le decisioni sono solitamente assunte a maggioranza
dai rappresentanti della volontà popolare, coloro ai quali compete la responsabilità
di governo sono tenuti ad interpretare il bene comune del loro Paese non soltanto
secondo gli orientamenti della maggioranza, ma nella prospettiva del bene effettivo
di tutti i membri della comunità civile, compresi quelli in posizione di minoranza".
(L.B.)