2012-04-20 11:27:16

La cura del diabete passa attraverso un trapianto: intervista con il prof. Camillo Ricordi


La particolare storia di Camillo Ricordi, “rampollo” della famiglia di editori musicali più famosa al mondo. Ha deciso di dedicare la sua vita alla medicina, mettendo a punto un metodo rivoluzionario per curare il diabete. Ed oggi porta una nuova rivoluzione: la “Cure Alliance”, che si batte per lo sviluppo di nuove cure per tutte le patologie, rimuovendo le barriere ormai insormontabili e l'effetto domino di ostacoli e impedimenti che renderebbero oggi impossibile produrre qualsiasi cura sviluppata il secolo scorso.

di Salvatore Sabatino

LA MUSICA NEL SANGUE, IL BISTURI IN MANO - Leonard Bernstein è il suo padrino di battesimo. Earl McGrath, produttore dei Rolling Stones, l’amico di una vita. Lui, Camillo, è cresciuto nei teatri di mezzo mondo, sempre accanto al padre, Nanni, il più grande editore musicale di tutti i tempi. Per chi ancora non lo avesse capito, Camillo è il “rampollo” della famiglia Ricordi, la stessa che nel 1805 creò la celebre casa musicale milanese. Eppure le note, le stesse che inevitabilmente scorrono nelle sue vene, non lo hanno distratto più di tanto dalla sua vera grande passione: la medicina. Eh sì, perché Camillo ha deciso di prendere in mano il bisturi. E lo ha fatto in maniera strabiliante; in puro stile Ricordi, ha scalato la vetta della celebrità comunque, diventando uno dei più importanti scienziati italiani al mondo. E’ suo, infatti, il metodo che attraverso il trapianto di isole pancreatiche, permette al fegato di comportarsi come un pancreas, producendo insulina. Una scoperta scientifica importantissima, perché permette di curare il diabete di tipo 1, patologia che attualmente colpisce 360 milioni di persone al mondo e che uccide una persona ogni 10 secondi. E non è un caso che oggi Camillo Ricordi diriga il Centro di Trapianti cellulari e l’Istituto di ricerca sul Diabete di Miami, negli Stati Uniti.

IL METODO RICORDI - Tutto si basa su una reazione chimica: attraverso degli enzimi si sciolgono le cellule pancreatiche da cui si estrae l’insulina, tutto ciò con un rendimento assai maggiore rispetto al metodo precedente, che consisteva nel frullare letteralmente l’organo per poi estrarre dalla poltiglia rimanente la preziosissima sostanza indispensabile ai malati di diabete; il tutto con un rendimento abbastanza scarso. Oggi il “metodo Ricordi” è ancora in fase di sperimentazione, attraverso un trial clinico in stato avanzato. Sono decine le persone che nel mondo si sono sottoposte al trapianto, che ha – come tutti i trapianti – il problema del rigetto. Ma ecco l’ulteriore step della ricerca, che prevede la soluzione definitiva al problema attraverso l’autotrapianto. In pratica si sfrutta le capacità di alcune cellule staminali adulte - tra cui quelle adipose - riportandole ad una sorta di stato embrionale; si trapiantano nel paziente le sue stesse cellule e si evita completamente il rischio del rigetto. (Ascolta l'intervista con il prof. Camillo Ricordi: RealAudioMP3 )

LA RETE OPEN SOURCING – Il segreto di Camillo Ricordi è quello di non aver puntato su megastudi medici, in epoca di crisi questa strada non è più percorribile. Oggi è più che mai necessario puntare sulla “rete” formata da centri di ricerca di altissimo livello sparsi per il mondo; una sinergia a distanza, che attraverso internet consente agli scienziati di lavorare assieme, anche se distanti. Un vero e proprio network che punta direttamente alla cura senza passare attraverso i “lacci e i laccioli” burocratici dei finanziamenti. Di qui l’idea di creare la “Cure Focus Reserch Alliance”: un progetto culturale che suona anch’esso come una rivoluzione, l’ennesima di questo scienziato cresciuto tra gli spartiti.

L’ALLEANZA PER LA CURA - "Entro il 2020, a te o a qualcuno che ami verrà diagnosticata una malattia oggi incurabile; la tua o sua sopravvivenza dipenderà da ciò che succede da adesso fino a quel momento”. Lo ripete sempre Camillo Ricordi, consapevole che si tratta di un pugno allo stomaco; e come tutti i pugni fa male. Una frase dolorosa e macabra, certo, ma assolutamente realistica. Una presa di coscienza, la sua, che nasce da un episodio di vita vissuta: è la vigilia di Thanksgiving, il giorno del Ringraziamento negli Stati Uniti, quando Camillo Ricordi riceve una telefonata da Washington, dal “Walter Reed Army Hospital”; c’è un ragazzo di ventun’anni che è rimasto ferito in Afganistan da tre proiettili sparati a bruciapelo. Gli è stata rimossa una parte del pancreas, quasi metà dell’organo, ed è esposto al rischio di una delle forme più gravi di diabete. Eppure non può essere sottoposto al trapianto, per colpa del sistema regolamentare. Camillo Ricordi non ha in mano il permesso dal FDA (la Food and Drug Administration). Gli viene detto dai suoi superiori che non c’era stato “un valiation trial, non c’era lo shipping”, le condizioni di trasporto delle isole, non era mai stato fatto per questo tipo di trauma il trapianto e così via. Decide di forzare la mano: aspetta che tutti siano andati a casa: “alle undici di sera - racconta ancora emozionato - mi son fatto mandare il pancreas comunque da Washington, dal Walter Reed , ho chiamato il team, tutti volontari; e nonostante il rischio - tutti sapevano che quello che stavamo facendo era senza un permesso ufficiale - alle sei di mattina avevamo le cellule pronte, sono state inviate a Washington dove sono state infuse con un collegamento di telemedicina”. È andato molto bene, il paziente quasi immediatamente non aveva più bisogno di insulina esogena: è diventato un trapianto storico, trasmesso da CNBC in tutti gli Stati Uniti. Di lì è finito addirittura sul sito internet dell’NIH, il National Institutes of Health, come esempio della ricerca, di come i fondi vengono spesi bene. “Un vero successo” - ripete soddisfatto il professor Ricordi - "che però per me è stato un segnale di come abbiamo raggiunto un sistema di regolamentazioni talmente complesse, dove l’unico ago della bilancia è evitare il rischio, dove si arriva ad una situazione dove la forma migliore per evitare il rischio è non fare niente". (Ascolta l'intervista con il prof. Camillo Ricordi: RealAudioMP3 )

LA NECESSITA’ DI UN CAMBIAMENTO – Il messaggio che Ricordi ha fatto suo è chiaro! E lo mette per iscritto nello statuto della “Cure Alliance”: bisogna dire basta alle speculazioni sulle sofferenze altrui e operare un cambiamento per stanziare fondi allo sviluppo di nuove cure, rimuovendo le barriere ormai insormontabili e l'effetto domino di ostacoli e impedimenti che renderebbero oggi impossibile produrre qualsiasi cura sviluppata il secolo scorso, dal trapianto di fegato al trapianto di midollo osseo, dalla penicillina al vaccino contro il colera. Una nuova rivoluzione, la sua, che oggi raggruppa non solo ricercatori in tutto il mondo ma anche leaders del business e della filantropia internazionale. Forse tra gli spartiti musicali Camillo non sarebbe riuscito a fare tanto. E c’è già chi sente odore di Nobel!

I 10 OBIETTIVI DELLA “CURE ALLIANCE” (Ascolta l'intervista con il prof. Camillo Ricordi: RealAudioMP3 )
1. Rivedere sistemi e requisiti di regolamentazione, dalla FDA alle corrispettive agenzie in tutto il mondo, in modo da consentire l'innovazione e lo sviluppo / l'erogazione di cure in maniera tempestiva ed economicamente efficiente.
2. Rivedere le leggi che, attribuendo tutela eccessivamente ampia ai brevetti, limitano la scoperta scientifica ed impediscono l'attività di collaborazione ed innovazione volta allo sviluppo di cure.
3. Istituire centri di eccellenza non profit per promuovere la ricerca traslazionale e la condivisione di conoscenza, usando il modello imprenditoriale del diabetes research institute (dri) dell'Università di Miami e della federazione Dri.
4. Stabilire linee guida normative per tutelare le istituzioni accademiche dagli insostenibili rischi relativi alle denunce per protocolli innovativi, orientati alla cura.
5. Stabilire rigide revisioni da parte di comitati di revisione istituzionali con i difensori dei pazienti per ogni specifica patologia trattata.
6. Stabilire una nuova e affidabile prassi del consenso del paziente che permetta un più ampio accesso a terapie mediche salvavita.
7. Stabilire una stretta vigilanza dei dati e la loro relativa significativa rendicontazione.
8. Istituire un comitato di governance internazionale che abbia come valori fondamentali l'attenzione alla persona e ad una migliore longevità in assenza di patologie degenerative croniche.
9. Disporre che una percentuale dei profitti annui delle aziende farmaceutiche sia stanziata alla ricerca per la cura delle malattie.
10. Sensibilizzare sul ruolo dello stile di vita e dell'alimentazione nella prevenzione delle malattie.







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