Concerto per gli 85 anni di Benedetto XVI. Intervista con il direttore d'orchestra
Riccardo Chailly
Dopo i numerosi messaggi d’augurio ricevuti per gli anniversari celebrati in questi
giorni, nel pomeriggio di oggi Benedetto XVI si appresta a vivere un nuovo momento
di festa. Alle 18, in Aula Paolo VI, l’85.mo compleanno del Pontefice sarà celebrato
con il concerto offerto dall’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, sulle note
della Sinfonia n. 2 in Si bemolle maggiore “Lobgesang” (op. 52), composta nel 1840
da Felix Mendelssohn. Della scelta di questa partitura, la collega della redazione
tedesca della nostra emittente, Gudrun Sailer, ha parlato con il direttore
dell’orchestra di Lipsia, Riccardo Chailly:
R. - Io credo
che sia una delle composizioni più significative di Felix Mendelssohn nel periodo
lipsiense. Ricordo che è stato identificato come Sinfonia n. 2, ma è la penultima
nell'ordine cronologico delle sue composizioni; quindi un Felix Mendelssohn alla summa
della maturità artistica. Il testo, formato da testi sacri riadattati da Mendelssohn
stesso, come fonte di ispirazione alla sua musica, sono di altissimo valore religioso.
Quindi un inno di lode a Dio molto profondo, molto espressivo, con una grandezza qualitativa
musicale assoluta. Per la Gewandhausorchester, l’Mdr Rundfunkchor, e
il Gewanghaus Chor che rappresentano la città di Lipsia, è molto importante
portare un capolavoro di Mendelssohn, nato in quella città nel 1840.
D. - Perché
avete scelto un compositore protestante per questa occasione?
R. - Ho pensato
di portare un omaggio di lode a Dio. Per me il significato è profondamente religioso,
al di là delle specifiche differenze di un credo, come può essere il credo cattolico
o il credo protestante. Mi sembra che il testo delle Heiligen Schriften, adoperati
da Mendelssohn, siano completamente dedicati a un atteggiamento spirituale profondissimo
di lode a Dio.
D. - Lei discende da una famiglia cattolica di Milano. Suo padre
era compositore, e fra le altre cose, ha composto una Messa dedicata proprio a Paolo
VI. Ci sono quindi dei legami di famiglia con i Papi?
R. - Ricordo che da ragazzo
quando mio padre ha composto la Missa Papae Pauli, andammo tutti - tutta la
famiglia - in Vaticano a consegnare a Papa Montini la partitura originale. Questo
è un ricordo per me di grande emozione e di grande spiritualità. Questa Missa
Papae Pauli l’ho eseguita a Lipsia due settimane fa, ma quella era una specifica
mia volontà personale per ricordare il decennale dalla scomparsa di mio padre: un
pezzo profondamente religioso, profondamente legato al suo credo cristiano, ma anche
molto ispirato dalla personalità di Papa Montini. Chiaramente, andando a Roma a rendere
omaggio all’85.mo anniversario di Papa Benedetto XVI, abbiamo voluto portare un brano
solamente che rappresentasse il più possibile la tradizione del Gewandhaus
di Lipsia.
D. - Visto questo legame, infatti molto personale, che cosa significa
per lei ora suonare davanti a questo Papa tedesco che, come è risaputo, ama la musica
classica?
R. - Infatti in lui io vedo prima di tutto il musicista, il Papa
musicista. Questa è una cosa straordinaria e molto diversa dal passato. Quindi non
solo colui che ama la musica, ma che è particolarmente dedito, lui stesso, ad eseguire
musica classica. Questo è un fatto molto significativo per me e per tutti i componenti
di questo concerto in Vaticano.