L’India ha sperimentato oggi il lancio di un missile balistico intercontinentale Agni-V,
capace di raggiungere obiettivi a oltre 5 mila chilometri di distanza. Il test, avvenuto
al largo dello Stato dell’Orissa, è riuscito. Una volta messo a punto definitivamente
il razzo, costato oltre 480 milioni di dollari, l’India si affiancherà ai Paesi che
dispongono di missili balistici intercontinentali strategici, cioè Usa, Russia, Cina,
Gran Bretagna, Francia ed Israele. Per il primo ministro, Manmohan Singh, il lancio
"rappresenta una pietra miliare per la difesa indiana e per esplorare nuove frontiere
scientifiche''. La Cina, invece, attraverso il quotidiano governativo "Global Times"
ha sottolineato che Pechino dispone di un arsenale nucleare ''più potente e affidabile''
di quello del vicino. Ma quali caratteristiche ha il missile balistico sperimentato
da New Delhi? Risponde Giorgio Alba, ricercatore indipendente per il disarmo
e la non proliferazione nucleare, intervistato da Giada Aquilino:
R. - La caratteristica
di questo missile è il raggio, la capacità di trasportare circa una tonnellata di
peso ad una distanza di 5 mila chilometri. Una capacità, cioè, sufficiente per il
trasporto di una testata nucleare. La funzione è quella di colpire bersagli a distanza
entro 20-30 minuti dal lancio. Questi missili possono essere alimentati con combustibile
liquido - ma con tempi di preparazione molto lunghi, come nel caso dei lanci della
Corea del Nord - o possono avere combustibile solido, come nel caso dell’India, e
quindi possono essere preparati ed attivati in brevissimo tempo.
D. - Pare
di capire che il raggio d’azione del missile testato copra l’Asia, compresa la Cina,
la Russia, e parte dell’Europa orientale. New Delhi ha dispute territoriali con la
Cina e col Pakistan. Ci sono rischi?
R. - Sì, ci sono rischi. Non ci dimentichiamo
che il Trattato di non proliferazione - che è l’accordo internazionale per limitare
la diffusione delle armi nucleari e per la loro completa abolizione - è entrato in
vigore proprio nella prospettiva di porre un limite alla diffusione delle armi atomiche
e dei loro sistemi - i missili, appunto - per essere lanciate. L’India in particolare,
quando nel 1962 ci fu la crisi dei missili di Cuba tra l’Unione Sovietica e gli Stati
Uniti, ebbe un conflitto armato alle proprie frontiere e tuttora non c’è un accordo;
il negoziato col Pakistan è congelato anche per la questione del Tibet. Questo per
ciò che concerne il missile. Dal punto di vista dei rischi nucleari, il missile è
irrilevante per quanto riguarda il conflitto tra India e Pakistan, in quanto in quelle
zone il rischio è piuttosto connesso alle armi nucleari tattiche che hanno tempi di
arrivo al bersaglio di pochi minuti, quindi non c’è un preavviso e non c’è la possibilità
di errore. Questo invece è presente nei missili intercontinentali, in quanto i sistemi
radar degli Stati Uniti potrebbero eventualmente individuare il lancio. Un altro elemento
importante è che questo missile è un aspetto di un processo di sviluppo: l’India non
si fermerà a 5 mila chilometri, ma cercherà di sviluppare un raggio di azione per
i propri missili capace di colpire gli Stati Uniti. L’India inoltre non è uno Stato
che ha siglato il Trattato di non proliferazione, come non ha neanche firmato il Trattato
che regola le tecnologie missilistiche. In entrambi i casi, però, l’India è vincolata
a rispettare lo spirito di queste intese ed è vincolata ad attenersi - secondo il
diritto internazionale - a quelle che sono le indicazioni del Consiglio di sicurezza
delle Nazioni Unite. Non dimentichiamo che recentemente la Corea del Nord ha tentato
il lancio di un missile analogo ed è stata duramente criticata. Infatti, il Consiglio
di sicurezza dell’Onu per la Corea del Nord ha dichiarato che tale lancio andava a
mettere a rischio la sicurezza internazionale. Per New Delhi, invece, non c’è e non
ci sarà un intervento del Consiglio di sicurezza, perché ovviamente l’India ha tanto
da dare in cambio agli altri Paesi. Dal punto di vista internazionale, l’India vuole
un seggio permanente al Consiglio di sicurezza e questo è un ulteriore messaggio per
dire: “Siamo pronti”. E gli altri cinque Paesi dotati di armi nucleari con missili
balistici intercontinentali sono i cinque membri permanenti dello stesso Consiglio
di Sicurezza delle Nazioni Unite: Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Cina e Russia.
(bi)