2012-04-19 11:17:45

Il cardinale Antonelli: l'Europa aiuti le famiglie, la denatalità mette a rischio il suo futuro


“Dalla crisi economica alla speranza affidabile”. Si intitola così l’incontro promosso da Fondazione Milano Famiglie 2012 e Gruppo 24 Ore, in preparazione al settimo Incontro mondiale delle famiglie del prossimo giugno. Interviene il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che da tempo sta intensificando la sua riflessione sulla situazione delle famiglie in questa epoca di difficoltà e ristrettezze. Le parole del porporato al microfono di Alessandro Guarasci:RealAudioMP3

R. – La famiglia, come sistema di relazioni uomo-donna, genitori-figli, non va confusa con altre forme di convivenza, che nascono invece da un’altra logica: dalla convergenza di interessi individuali più o meno precari, più o meno prolungati. Dio vuole che gli uomini, che sono creati a sua immagine, siano singoli, ma in comunione tra di loro, come le persone divine. E questo lo si vede, a cominciare appunto dalla famiglia: la famiglia è la prima immagine della Trinità.

D. – Lei vede attualmente un quadro legislativo sfavorevole oppure è fiducioso?

R. – Il quadro legislativo è rischioso, perché appunto ci sono delle lobby potenti che operano a livello internazionale e anche ovviamente a livello nazionale in Italia, per diffondere una cultura, un diritto dell’individuo, una logica del tutto individuale. Basti vedere a livello europeo cosa succede. Ultimamente, ci sono dei segnali di ripensamento positivi. Per esempio, uno dei punti su cui si sta riflettendo è la denatalità, che mette a rischio fortemente il futuro economico, sociale, culturale dei popoli europei. E a partire da questo punto si comincia a riflettere su che cosa si può fare per ricostruire l’ambiente migliore, perché ci possa essere il ricambio generazionale. Questo porta già ad alcune considerazioni, che favoriscono la maternità, favoriscono la famiglia, l’educazione dei figli. Confondere la famiglia con altre forme di rapporti e di convivenze è un’ingiustizia. (ap)







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