Siria, tregua violata. Mons. Zenari: "In nome di Dio, basta, fermatevi!"
In Siria proseguono le violenze nonostante il cessate il fuoco e la presenza degli
osservatori Onu. Morte nelle ultime 24 ore quasi 40 persone. Frenetica l’attività
diplomatica: il ministro degli Esteri siriano è oggi a Pechino, mentre è a Mosca una
rappresentanza degli oppositori del regime. E intanto i Paesi arabi prendono sempre
più le distanze dal presidente Assad. Il nunzio apostolico in Siria, mons. Mario
Zenari, ricorda - al microfono di Salvatore Sabatino - gli appelli del
Papa per la pace e invoca dialogo e compattezza nel condannare le violenze:
R. - Purtroppo
la tregua è ancora assai precaria, e le violazioni qua e là del cessate il fuoco,
ci dicono che in questo momento non è facile essere ottimisti sul futuro della Siria.
La comunità internazionale, a più riprese, sta cercando in vari modi di aiutare la
Siria ad uscire da questa crisi. Il Santo Padre ha lanciato numerosi appelli, tutti
del resto molto ben accolti, affinché la violenza cessi e si intraprenda il dialogo.
Dopo le varie prese di posizione della comunità internazionale, credo che sarebbe
assai auspicabile e urgente, anche una presa di posizione coraggiosa, unanime, e al
di sopra delle parti, da parte di tutti i rappresentanti della varie confessioni religiose
presenti in Siria: un’indiscussa autorità morale, capace di ammonire anche severamente,
e di far riflettere seriamente, le coscienze sulle conseguenze nefaste e dolorose
di certe decisioni sbagliate prese dalle varie parti in conflitto; un’autorità morale
capace di imporsi e di gridare in nome di Dio: “ Basta! Fermatevi!”. Fonte d’ispirazione,
credo, sia certamente la figura di San Giovanni Battista, di cui i cristiani come
i musulmani venerano le reliquie -precisamente la testa- nella celebre moschea degli
Omayyadi a Damasco, costruita su una precedente Basilica cristiana. Davanti a queste
reliquie, ha sostato in preghiera anche il Beato Giovanni Paolo II. È certamente un
privilegio avere le reliquie di questo Santo che è stato decapitato per aver detto
la verità, ma è anche, allo stesso tempo, un impegno. Non posso dimenticare le immagini
viste qualche tempo fa, di un bambino di circa 8-10 anni, in lacrime davanti ai suoi
fratellini uccisi e alla sua casa distrutta. Nel pianto, diceva delle imprecazioni
che qui non posso ripetere. Erano imprecazioni molto simili a quelle che si trovano
in certi salmi imprecativi. Questi ultimi giorni, sono stati particolarmente duri
in certe località. Ad un prete, che da più di un mese, vive eroicamente in una città
martoriata ed in una zona tra i due fuochi, esprimevo qualche giorno, fa la mia solidarietà
e compassione dicendogli: “Padre, provo dolore per lei che vive all’inferno”. Il buon
prete, conservando ancora, nonostante tante prove, un po’ di ironia, mi ripeteva:
“Eccellenza, un momento, precisiamo: all’inferno c’è il fuoco. Qui oltre al fuoco,
c’è una pioggia di bombe, distruzioni e colpi di mitragliatrice”.
D. - È appena
trascorsa la Pasqua, una Pasqua drammatica per il Paese. Com’è stata vissuta dalla
comunità cristiana?
R. - Per quanto riguarda le celebrazioni pasquali - quest’anno,
le celebrazioni della Pasqua cattolica e della Pasqua ortodossa cadevano ad una settimana
di distanza tra loro-, si è notata una buona partecipazione in tutta la Siria, dovuta
anche probabilmente, alla situazione d’incertezza che sta vivendo la gente. Naturalmente
con particolari modalità in certe zone di guerra. Ad esempio, un padre cattolico di
rito latino, essendo il solo prete sul posto, ha celebrato la Domenica delle Palme
per un piccolo gruppo di persone tutte ortodosse, secondo il calendario giuliano ed
il loro rito orientale. Presso di lui, vivevano, e vivono ancora, una quarantina di
sfollati, tutti musulmani. Questi hanno voluto pulire e preparare la chiesa ed hanno
voluto prendere parte con i loro abiti da festa, al rito delle Palme. Un sacerdote
cattolico di rito orientale, anch’egli unico prete sul posto, ha celebrato, per un
piccolo numero di fedeli, per metà ortodossi e metà cattolici il rito solenne mettendo
insieme la celebrazione delle Palme per gli uni, e la Pasqua di Risurrezione per gli
altri. Durante i riti pasquali, leggendo alcune pagine del Libro dell’Esodo, faceva
impressione constatare un assai ben diverso e triste esodo di tanta povera gente costretta
a lasciare le proprie case, i propri villaggi ed alcuni anche il proprio Paese verso
altre città siriane o Paesi limitrofi, conservando nel cuore il desiderio di poter
rientrare, un giorno ai propri villaggi e alle proprie case. Desiderio che per un
certo numero di loro, si tramuterà in amara delusione quando si troveranno davanti
alle loro case e ai propri villaggi distrutti. Attorno alle chiese si vedevano e si
vedono, ancora sfollati che vanno a registrarsi per poter poi ottenere dei pacchetti
già confezionati di viveri. In genere sono accolti da parenti ed amici. Le famiglie
musulmane si mostrano particolarmente accoglienti verso queste persone sfollate. In
filigrana, si potrebbe leggere, in parte, certi tratti della sorte toccata a Gesù.
(bi)