Francia: per le presidenziali appello delle Associazioni cristiane
“L’attuale campagna presidenziale è inquietante”. “Falsità, promesse non mantenute,
ricorso a capro espiatori suscitano la nostra indignazione”. “Ma indignarsi non basta.
Abbiamo la nostra parte di responsabilità nelle scelte che andremo a fare”. Un appello
dunque ai francesi ed una denuncia per come si sta svolgendo la campagna per le elezioni
presidenziali che si terranno il 22 aprile (primo turno) e il 6 maggio (secondo turno).
A lanciarli - riporta l'agenzia Sir - sono un cartello di sette associazioni cristiane
al quale hanno aderito i presidenti dell’Associazione degli Intellettuali Cristiani;
Ccfd-Terre Solidaire; Società San Vincenzo de Paoli, Aic; Cimade, Caritas (Secours
Catholique) e Scout e Guide di Francia. Nell’appello - rilanciato dal quotidiano cattolico
“La Croix” e dal giornale protestante “Réforme” e in Italia da Sir Europa - si sottolinea
come anche la Francia sia caduta in un periodo di recessione: “La crisi è dappertutto,
a tutti livelli. La società francese è fragile, peggio ancora, rischia di rompersi
perché una parte crescente dei suoi membri brancola nella precarietà e nelle miseria”.
L’appello presenta dati allarmanti: “Sempre più persone in Francia, nonostante il
reddito di un lavoro, non sono più in grado oggi di vivere decentemente. I poveri
stanno affondando, la classe media sta perdendo il passo”. La disoccupazione è “tenace
e durevole” e “colpisce soprattutto le donne ei giovani”. Le associazioni si dicono
quindi preoccupate anche per il fatto che “l‘accesso dei giovani verso l‘autonomia
è sempre più difficile: il 25% dei senza fissa dimora sono i giovani dai 18 ai 24”.
C’è poi il problema delle abitazioni. 3,6 milioni di francesi vivono in una situazione
di grave inadeguatezza degli alloggi; 665.000 persone non hanno una residenza personale
e di questi 113.000 sono senza fissa dimora. C’è poi un paragrafo dell’appello riservato
ai migranti e agli stranieri. “È urgente rispettare i diritti dei migranti e delle
loro famiglie, vittime di un mondo in cerca di un suo equilibrio”. “Lo straniero deve
essere visto non come un peso ai margini della società, sfruttabile e sfruttato, ma
come un essere umano che prende parte alla vita della città”. Ma poi le associazioni
avvertono: “non tutto dipende dallo Stato”. E quindi invocano alla responsabilità
personale e collettiva perché “se i grandi orientamenti politici dipendono dallo Stato,
essi dipendono in gran parte anche dalle nostre pratiche ordinarie”. E concludono:
“‘Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare’. ‘Ero forestiero e mi avete ospitato’.
Per noi cristiani, queste parole di Cristo (Matteo 25) illuminano le nostre scelte,
non solo in tempo di elezioni. Con tutti i credenti e non credenti che vogliono giustizia,
ci rifiutiamo di tollerare l‘intollerabile. Insieme possiamo costruire una società
solidale”. (R.P.)