2012-04-17 12:19:12

Croazia. I vescovi: "no" alla legislazione d’urgenza sulle questioni Ue eticamente sensibili


La Commissione della giustizia e della pace della Conferenza episcopale croata ha espresso preoccupazione per la decisione annunciata dal Governo di Zagabria di ricorrere alla decretazione d’urgenza per alcuni provvedimenti necessari per conformarsi alle normative comunitarie in vista dell’ingresso della Croazia nell’Ue, il 1° luglio 2013. Tra le misure in questione figurano una legge sulla fecondazione assistita, una sulla ricerca scientifica, una sull’educazione superiore e una nuova disciplina del sistema radio-televisivo. In una nota diffusa nei giorni scorsi, la Commissione Giustizia e Pace rileva che non solo mancano i necessari requisiti di urgenza per il ricorso alla forma del decreto-legge, ma, trattandosi in alcuni casi di materie eticamente sensibili e che toccano i diritti fondamentali degli individui, della famiglia e la società croata nel suo insieme, questo tipo di provvedimenti richiederebbero un ampio dibattito pubblico che coinvolga tutte le forze politiche e della società civile. La nota, firmata da mons. Vlado Košić, definisce “fuorviante” la giustificazione addotta per cui è l’Europa che chiede l’adozione di queste misure. “L’opinione pubblica – afferma - deve sapere che nella maggior parte delle aree regolate da queste leggi, con l’eccezione di alcune raccomandazioni, l’Unione Europea non ha alcun potere legale vincolante, né pretende soluzioni legali specifiche. Su queste materie ciascuno Stato membro ha il diritto di cercare la soluzione legale più adatta, nel rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, come anche delle tradizioni morali ed etiche e della cultura di una data società. Inoltre – aggiunge la nota - alcune delle proposte in questione sono talmente importanti per la vita di un individuo e della società che richiederebbero di essere sottoposte a un referendum, non certo una procedura d’urgenza”. La Commissione Giustizia e Pace invita quindi, in particolare, i media croati “a servire la democrazia e i valori universalmente accettati, dando il massimo spazio a tutte le opinioni, senza tacciare come retrograde e anti–moderne le posizioni espresse dalle Chiese e da altre comunità religiose. Rifiiutare il necessario dibattito pubblico e il dialogo tra la società civile e le Chiese – osserva – è una violazione del diritto europeo acquisito che obbliga le istituzioni della Ue a questo dialogo”. Di qui, in conclusione, l’appello a tutta la società croata, e in particolare al Governo e il Parlamento di Zagabria, “a lasciare un tempo sufficiente per un dibattito pubblico approfondito, sereno e ragionato” sul tutte le questioni più importanti in gioco. L’adesione della Croazia alla Ue – lo ricordiamo - è stata sancita dal referendum popolare del 22 gennaio scorso, dopo sei anni di trattative con Bruxelles. Un traguardo auspicato dalla Chiesa locale e non solo. Benedetto XVI, nel suo viaggio in Croazia nel giugno 2011 aveva ricordato che la nazione fin dalle origini “appartiene all’Europa e ad essa offre, in modo peculiare, il contributo di valori spirituali e morali che hanno plasmato per secoli la vita quotidiana e l’identità personale e nazionale dei suoi figli”. (L.Z.)







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